Telecamere in classe e politica tra i banchi. Roberto Saviano: “Giù le mani dalla scuola”
Scuola. Parla Roberto Saviano per L’Espresso
Mi verrebbe da dire: giù le mani dalla scuola. E giù le mani è una esortazione che dovrebbero cogliere tutti, dalla politica ai genitori, perché le picconate all’istituzione più importante che esista, potrebbero trovare una macabra sublimazione nell’installazione delle telecamere di videosorveglianza, la cui utilità mi sfugge.
Nelle ultime settimane nel calderone c’è tutto: dagli striscioni di protesta alle politiche di Salvini ai provvedimenti presi nei riguardi di alcuni professori che parlerebbero di politica con gli studenti.
Ma ciascuno di noi parla di politica, ovunque e con chiunque. Politica è tutto ciò che ci circonda: come è possibile temere la scienza e la pratica che amministrano lo Stato e danno una direzione alla vita pubblica? L’ho detta da dizionario, ma davvero ogni respiro è politica e allora perché vogliamo che i bambini e i ragazzi ne abbiano consapevolezza il più tardi possibile? Perché la presa di coscienza deve avvenire solo in modo traumatico? In seguito, magari, a un evento che richiede presa di consapevolezza immediata? Perché si nega l’accesso a un processo lento e costante, direi quotidiano di comprensione di un fatto semplice e cioè che non esiste decisione, che non c’è azione che non sia politica?
Da cosa vogliamo proteggerli? E da chi?
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