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“Non ho bisogno dell’8 marzo per ricordarmi che sono una donna”: dal libro ‘Le palle di mimosa’

“Non ho bisogno dell’08 marzo. Sono una donna. Non ho bisogno dell’08 marzo per ricordarmene. Ho bisogno del 21 gennaio, del 16 aprile, del 10 luglio, del 30 di ottobre. Ho bisogno dei mercoledì, dei sabati e anche di tutti i lunedì se occorre. Ho bisogno di ogni giorno dell’anno, delle luci sempre accese, di occhi spalancati sulla vita quotidiana. Perché è lì che accade, anche quando non è l’8 marzo. E’ li che ci dimentichiamo, dei diritti violati, delle prepotenze e degli abusi. Potrei dire “sulle donne”, ma dirò “sugli esseri umani”. Allargherò il cerchio dell’08 marzo a tutti quelli che nessuno difende, a tutti quelli che non possono esprimere se stessi, a tutti coloro – “persone” – che vengono calpestati da chi è più forte.

RIMPIANGERE

Rimpiango di non poter ascoltare la musica composta da un Mozart di sesso femminile, perché a quella donna non fu data la possibilità di mettere in note il suo genio.

Rimpiango le invenzioni mancate, le ricerche mai iniziate, le medicine mai sperimentate, i quadri mai dipinti, i libri mai scritti da tutte quelle donne del mondo a cui nei secoli non è stato permesso studiare e dire la loro.

Rimpiango tutte le opportunità negate, i successi possibili, i dialoghi mancati. Mi arrabbio per i compromessi, i limiti imposti, gli amori malati, i lavori malpagati, il sesso usato come merce, i bambini mai nati e quelli messi al mondo che nessuno ama. Mi vergogno per tutto ciò che rende più povera e misera questa umanità. Mi vergogno per la violenze, per le umiliazioni, i femminicidi, gli stupri.

Ma m’INCAZZO anche con le donne. Quelle che potendo sono peggio degli uomini, quelle che rinunciano, quelle che tacciono, quelle che divengono il proprio nemico numero uno. Nemmeno loro hanno bisogno dell’08 marzo, se dimenticano ciò che sono, ciò che fanno e che potrebbero fare. Donne troppo piene e donne troppo vuote.

FEMMINISTA

Non ho bisogno di essere femminista, ho bisogno di essere femmina e femminile. Non voglio una “quota rosa” della vita, la voglio tutta! Voglio poter proporre modi e modelli cre-Attivi di vivere. Voglio saper gestire la complessità, perché sono complessa, multipla. Insopportabile anche. Voglio imparare a chiedere aiuto. Voglio amare: con la testa, con il cuore, con il corpo. Voglio poter sbagliare per imparare dai miei errori. Voglio invecchiare senza scomparire dalla società, voglio che i miei pensieri valgano come quelli di chiunque altro, voglio che il mio stipendio sia uguale a quello del mio collega uomo. Voglio essere madre perché lo voglio, voglio essere figlia perché lo sono. Di questo mondo.

E voglio che tutte queste cose le possano fare anche le bambine in Africa, le donne velate e anche tu, se la prossima volta rinasci donna. ”

– dall’introduzione di “Le palle di mimosa” Linee Infinite Edizoni-

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