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Secondo Galli della Loggia sono loro che frenano il percorso educativo: “Accanto ai ‘normali’ ci sono i Bes, i disabili, gli stranieri”

L’inclusione scolastica in Italia: un mito o una realtà?

L’inclusione scolastica è un argomento che ha suscitato molte discussioni in Italia. Ernesto Galli della Loggia, storico ed editorialista del Corriere della Sera, ha recentemente sollevato questioni critiche sullo stato attuale del sistema scolastico italiano, mettendo in discussione l’efficacia delle politiche di inclusione.

L’Inclusione: teoria vs pratica

Secondo Galli della Loggia esiste una discrepanza marcata tra i principi inclusivi teorici e la loro applicazione pratica. La scuola, sostiene, si trova intrappolata in una rete di menzogne, con una differenza notevole tra ciò che viene promesso e ciò che viene effettivamente realizzato.

La convivenza forzata

Galli della Loggia mette in discussione la convivenza forzata tra studenti “normodotati” e quelli con gravi disabilità o Bisogni Educativi Speciali (BES), come la dislessia e la disgrafia. Questa coesistenza, sostiene, è spesso priva di una vera comprensione e supporto adeguato, sia per gli insegnanti che per gli alunni. Gli insegnanti non sono adeguatamente formati o supportati per gestire le esigenze di questi studenti, e gli studenti stessi possono sentirsi emarginati o trascurati.

La sfida dell’integrazione degli studenti stranieri

La presenza sempre maggiore di studenti stranieri che lottano con la lingua italiana viene presentata come un’altra sfida significativa. Galli della Loggia suggerisce che il sistema attuale non riesca a fornire gli strumenti necessari per una vera inclusione, lasciando questi studenti emarginati. Questi studenti possono trovarsi a lottare non solo con la lingua, ma anche con le differenze culturali, e possono sentirsi isolati o esclusi.

La conclusione dell’articolo di Galli della Loggia è amara e pone una domanda implicita: è possibile che l’inclusione, come viene attualmente gestita, sia diventata un “mito” più che una realtà concreta? Questa domanda ci sfida a riflettere sulle nostre pratiche e politiche, e a cercare modi per migliorare l’inclusione scolastica in Italia.

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