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SBC e S&P, facciamo chiarezza e impariamo a leggere la propaganda su presunti aumenti

Non c’è nessuno aumento contrattuale a proposito della notizia dei mille euro a dicembre che sono lordi e in media meno della metà, si tratta di una riduzione dello stipendio per mancato contratto 2022/2024 e per l’inflazione alta che perdura.
Intanto si tratta di IVC (indennità di vacanza contrattuale) che sarà assorbita comunque dal prossimo CCNL (contratto collettivo nazionale lavoro) triennale 2022/2024 mentre si deve chiudere ancora per la parte normativa quello del 2019/2021, liquidato per la parte economica nel dicembre 2022.
Ci siamo fin qui? Allora cosa ci aspetta a dicembre?
Non c’entra aumento, non c’entrano i precari, non c’entra il cuneo fiscale, nessuno dei sindacati ha ancora aperto la contrattazione 2022/2024 e neanche il governo.
Siamo dunque alla liquidazione su base annua dell’IVC che è sempre una sconfitta per chi lavora, vuol dire che il tuo datore di lavoro e la parte sindacale non chiudono il nuovo contratto di lavoro oltre il triennio scaduto e non se ne parla del rinnovo, più contento il datore di lavoro che è riuscito a rinviare sulle scadenze (cioè questo e tutti i governi precedenti), meno contenti i sindacati e ancora meno i dipendenti pubblici compresi quelli della scuola.
Sul contratto é un film già visto che conosciamo bene, fin dal governo Monti del 2011 che ha bloccato tutti i rinnovi contrattuali e persino gli scatti stipendiali di anzianità, parzialmente recuperati successivamente per 2011 e 2012 ma non per il 2013. Dopo di allora, cioè dieci anni fa due soli contratti triennali sono andati in porto (si fa per dire), 2016/2018 e 2019/2021. Si fa per dire perché sappiamo che è diventata abitudine chiudere il contratto nell’ultimo anno di scadenza per il 2016/2018 e addirittura per quello 2019/2021 con un anno di ulteriore ritardo sulla parte economica e ancora in stand by per quella normativa.
Il mancato rispetto delle scadenze contrattuali comporta la rateizzazione degli aumenti conseguiti con piccole cifre retroattive nel primo anno, un ulteriore aumento per il secondo anno e soltanto a regime la cifra media al lordo. Significa che il datore di lavoro ti fa propaganda sull’ultima cifra mentre in effetti ti sta pagando a rate, nel frattempo scatta l’IVC calcolata su base ISTAT molto vicina allo zero fino al 2020 e improvvisamente salita al 10% nel tasso di inflazione.
A questo punto andiamo alle cifre che partono da contratto praticamente fermo a 13 anni fa e solo due aumenti miseri nel 2018 e nel 2022, parliamo di aumenti netti mensili di 40/60 euro in media per il personale della scuola a regime.
Siamo allo stesso punto se si guarda agli stanziamenti del governo per il 2024, non ci saranno aumenti diversi e saranno erogati in fortissimo ritardo. A questa prassi truffaldina si aggiunge, almeno dal 2020 a oggi e continua, il dato mai considerato dell’inflazione reale, il potere d’acquisto, il valore dello stipendio nelle bollette, nella benzina, al supermercato, per i mutui e tutto il resto, che è quello che conta.
Attenti, non stiamo parlando di stipendi europei o di equiparazione con gli stessi dipendenti della pubblica amministrazione con uguale titolo di accesso che per loro è la laurea e per i docenti oltre alla laurea bisogna aggiungere anni di precariato, titoli sempre più alti, concorsi ripetuti per abilitazione o specializzazione già conseguita nelle Università e la solita ripetuta lezione simulata per i 200.000 ancora precari. Quello è un modo per non assumere e far fronte solo al turn over dei pensionamenti e non sempre.
In realtà lo stipendio dei docenti e ata italiani, come tutti gli altri dipendenti pubblici e privati, non aumenta ma diminuisce rispetto a 13 anni fa e anche rispetto al novecento. Scandaloso ma è così, diminuisce lo stipendio dei docenti come la considerazione sociale e il rispetto per un lavoro di prestigio, avviene solo in Italia.
Allora, non si può non fare un’affermazione che corrisponde alla realtà sulla capacità di lotta degli stessi docenti e ata che non scioperano almeno da otto anni e sulla stessa informazione e formazione di base sui diritti, per la lettura del cedolino, sulla credulità diffusa alla propaganda. Una piattaforma seria sarebbe quella dei 300 euro al mese in più e al netto di tasse e contributi. Di questo passo non ci si arriverà prima del 2030.
Quindi non credete almeno ai 1000 euro in più a dicembre. La media oggettiva per docenti e ata è soltanto 25/40 euro mensili. E’ IVC, indennità di vacanza contrattuale che in lingua italiana significa che non si è voluto rinnovare il CCNL per gli anni 2022 e 2023 mentre si deve ancora chiudere quello 2019/2021.
Post scriptum, avremmo preferito che di questo articolo non ci fosse stato alcun bisogno e che almeno gli iscritti ai maggiori sindacati fossero correttamente informati, purtroppo qualcuno esulta come il governo che fa il suo mestiere. Resta urgente, prima di ogni cosa, che almeno i sindacati facessero informazione e formazione e che docenti e ata partecipino e intervengano nelle loro assemblee, poi si decidano a fare manifestazione e sciopero perché nessuno regala nulla e non basta lamentarsi nei social.
 Stiamo parlando dei grandi sindacati che insieme fanno la maggioranza del personale scolastico, senza alcuna flessione, per i quali votano circa un milione di docenti e ata per le RSU (che a quanto pare non servono a nulla).
Finitela con la litania di bruciare le tessere, fatene invece tesoro almeno per capire.
Libero Tassella per Scuola Bene Comune.
Salvatore Salerno per Scuola&Politica.

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