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Precari scuola. Luca Fantò (PSI): bene abbassare i CFU, ma non può bastare!

Svuotare il mare della precarietà con un bicchiere. E’ questo ciò che sembra
voler fare la destra al governo del Paese quando propone ai precari che
insegnano e tengono in piedi la scuola pubblica da almeno vent’anni,
l’abbassamento da 60 a 30 CFU per l’ammissione al percorso abilitante.

Il PSI da anni sostiene la necessità di curare la piaga del precariato che infetta
l’istruzione pubblica.

Diminuire i CFU necessari per l’accesso ai percorsi abilitanti non può che
trovarci d’accordo. Tuttavia si tratta di “un pannicello caldo”. Un intervento di
scarsa portata se non accompagnato da una seria campagna di assunzioni
attraverso concorsi regolari, su base nazionale e su posti vacanti. Un intervento
che mantiene il principio secondo cui chi per anni ha garantito la regolarità delle
lezioni e ha acquisito tutte le competenze necessarie a partecipare efficacemente
ai processi formativi dei nostri giovani, debba ancora apprendere da percorsi
universitari. Percorsi universitari forse più utili a porre rimedio alla scarsità di
finanziamenti per l’Università pubblica che ad accrescere significativamente la
preparazione di insegnanti con anni di esperienza maturata.

Un intervento, l’abbassamento dei CFU, utilizzato più per giustificare l’apertura
ai docenti delle scuole paritarie (ed i docenti degli IEFP?) che per offrire una
vera stabilizzazione del precariato.

Nonostante le promesse della Lega, anche abbassando da 30 a 60 i CFU, il
percorso resta ancora molto difficile e costoso per i moltissimi precari della
scuola. Precari che non riescono a vedere la definizione di un percorso
lavorativo che li vede impegnati ogni anno ma non li considera meritevoli di un
riconoscimento definitivo.

Luca Fantò
Referente nazionale PSI scuola

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