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Suor Anna Monia Alfieri: “la libertà di scelta educativa presuppone la responsabilità del singolo nell’esercizio della propria libertà”

Lo abbiamo detto e ripetuto più volte e lo diremo ancora, ogni volta che sarà necessario: la libertà di scelta educativa, come ogni vera libertà, presuppone la responsabilità del singolo nell’esercizio della propria libertà e genera, al contempo, altre libertà.

Nel caso della libertà di scelta educativa, le libertà generate sono due: quella dello studente di apprendere, sentendosi posto al centro e chiamato a farsi protagonista attivo del proprio percorso formativo, e quella del docente di insegnare in una realtà che egli percepisce come conforme alla propria impostazione di pensiero, detto diversamente, quella di scegliere di lavorare in una scuola che riflette le proprie convinzioni personali e professionali sull’educazione e, conseguentemente, di partecipare attivamente al mantenimento e allo sviluppo del carattere distintivo della propria scuola.

Questo aspetto non significa, ovviamente, creare separazioni o realtà settoriali all’interno dell’educazione dei giovani: al contrario, vuol dire creare ambienti aperti, luoghi di elaborazione del pensiero secondo determinate impostazioni di fondo, dichiarare queste impostazioni e creare le condizioni di un dialogo, nella verità, fra le reciproche posizioni.

In fin dei conti, la nostra società, definita fluida, dove tutto è sempre più artificiale, dove domina una impostazione relativistica del pensiero, ha proprio bisogno di questa chiarezza.  In Italia, a motivo del mancato riconoscimento della libertà di scelta educativa, la libertà di insegnamento rimane solo sulla carta.

Infatti, il docente, di qualsiasi ordine e grado, che decide di prestare servizio presso una scuola paritaria, deve accettare, a parità di titolo con il collega della scuola statale, uno stipendio inferiore.

Infatti, le scuole paritarie, dovendo pagare di tasca propria i docenti e dovendo inevitabilmente fare i conti con i bilanci che devono consentire la continuità dell’opera, applicano contratti che prevedono condizioni economiche inferiori rispetto al contratto collettivo nazionale in essere per chi lavora nella scuola statale.

E’ un sistema, pertanto, che danneggia tutti. Si tratta di una condizione chiaramente iniqua, frutto di un paradosso: la Costituzione prevede la libertà di scelta educativa della famiglia e la libertà di insegnamento per i docenti, la legge 62/00 afferma che la scuola paritaria svolge un servizio pubblico e che il Servizio Nazionale dell’Istruzione è formato dai due rami della scuola statale e della scuola paritaria, entrambe pubbliche, eppure la realtà è ben diversa da quello che è scritto sulla carta.

Così non avviene nella maggior parte dei paesi del mondo, laicissima Francia compresa dove i crocifissi sono stati tolti dalle aule ma la libertà di scelta educativa è garantita e i docenti sono pagati dallo Stato. Lo Stato, quindi, non è gestore pressoché unico del servizio di istruzione, garante di esso e controllore di se stesso, ma è gestore, accanto ad altri, e garante del servizio di istruzione.

Si comprende pertanto come, garantendo piena libertà educativa ai genitori,  si arriverebbe a garantire, nei fatti, anche la libertà di insegnamento ai docenti, a tutto vantaggio degli studenti e della costruzione del loro spirito critico.

Ritengo, infatti, che la prima forma di oppressione da cui dobbiamo liberarci sia il potere dei social, dei vari mezzi di informazione e capire come quella stessa notizia possa essere  presentata a seconda delle diverse impostazioni di pensiero.

Presentiamo, invece, i fatti così come sono avvenuti, senza letture o interpretazioni sottese: saranno poi gli studenti a farsi un’idea sulla base delle loro conoscenze e del loro modo di interpretare la realtà.

E’ chiaro che ognuno di noi ha una propria visione del mondo e della vita. Ma questa visione non deve essere imposta. Il docente di qualsiasi materia deve presentare i diversi contenuti con obiettività, sicuramente

esternando, se lo desidera, la propria opinione e la propria visione ma senza tentare di imporla ai discenti che saranno così posti nelle condizioni di sviluppare una propria visione.

Solo così si costruisce lo spirito critico, non pretendendo che lo spirito critico consista, paradossalmente, nell’ avere la stessa visione del docente.

Un passo in più o, meglio, un’iniquità nell’iniquità: i docenti delle scuole pubbliche paritarie vivono, fra le tante ingiustizie, una situazione molto difficile che lede la loro dignità.

Infatti, in assenza di docenti abilitati, le scuole pubbliche paritarie, negli anni, hanno dovuto ricorrere a personale non abilitato per il quale sussiste, per un triste e drammatico paradosso, una reale impossibilità ad abilitarsi per l’assenza di concorsi abilitanti.

Il cane che si morde la coda. E’ brutto il dirlo ma è così: conseguentemente, le scuole paritarie sono costrette, pena la nullità del contratto, ad assumere i docenti non abilitati a tempo determinato.

Per ben sette anni, a rigore di contratto di settore, le scuole paritarie possono tenere questi docenti a tempo determinato, anche contro la loro, dei Gestori delle scuole, espressa volontà. Fatto sta, comunque, che le scuole paritarie sono costrette a tenere questi docenti a tempo determinato. Docenti che si vedono lesi nella loro dignità, perché, con un contratto a tempo determinato, gli orizzonti delle scelte di vita si riducono notevolmente, impossibile, ad esempio, accendere un mutuo.

Si tratta di una palese ingiustizia, perché ciò che conta, ed è bene ricordarlo, è il diritto alla libertà di scelta educativa della famiglia, è il diritto di apprendere degli studenti, è il diritto alla libertà di insegnamento dei docenti, senza alcuna discriminazione economica.

Tre diritti negati che generano, inevitabilmente, una situazione chiaramente iniqua. Non possiamo, dunque, non essere contenti per quanto il Ministro Valditara con lo staff del Ministero ha pensato per i docenti in sevizio da anni presso le scuole paritarie, riconoscendo il servizio svolto come titolo abilitante, consentendo così la trasformazione a tempo indeterminato dei loro contratti.

Si tratta di una misura di carattere epocale che concorre a garantire la libertà di insegnamento. Ovviamente nell’attesa che sia compiuta la riforma delle riforme che realizzi pienamente le tre libertà dalle quali siamo partiti.

(di scelta educativa per i genitori, di insegnamento per i docenti, di apprendimento per gli studenti).

La libertà di insegnamento è un diritto riconosciuto dalla Costituzione, un diritto che, però, si scontra con l’iniquità del nostro sistema scolastico e che, dall’altra, alimenta lo spirito critico dei giovani di oggi, cittadini consapevoli del domani.

Ecco, perché, custodire, difendere e realizzare la libertà di insegnamento è un valore civico di fondamentale importanza che, come tutti i valori, si radica nell’oggi ma guarda al domani, si pasce del presente ma non dimentica il futuro.

Suor Anna Monia Alfieri

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