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Scuole di specializzazione fuorilegge: quali sono?

Scuole di specializzazione: fondamentali per per diventare chirurgo, ginecologo, pediatra, neurologo, ortopedico. All’inizio di novembre inizieranno i corsi 18 mila nuovi specializzandi che vanno ad aggiungersi agli altri 34 mila che già frequentano.

Le Scuole di specializzazione

Le Scuole di specializzazione accreditate dai ministeri della Salute e dell’Università oggi sono 1.326. I requisiti richiesti sono: professori competenti, numero adeguato di tutor, laboratori attrezzati. Poi reparti di degenza collegati alle scuole per garantire il tirocinio specifico con numero minimo di interventi chirurgici svolti. L’accreditamento può essere dato anche in via provvisoria alle Scuole che non hanno tutti i requisiti. A patto che garantiscano di mettersi in regola entro due anni con la presentazione di un piano di adeguamento.

L’accreditamento provvisorio

Complessivamente le ragioni dell’accreditamento provvisorio sono queste: nel 55% dei casi manca uno dei due docenti che ci devono essere per ciascuna Scuola di specializzazione per legge. Nel 16% i docenti non hanno prodotto l’attività scientifica richiesta (indicatore Anvur), nel 6% la rete formativa è insufficiente (vuol dire che l’attività che può svolgere lo specializzando in corsia è troppo scarsa). Ancora: nel 19% i volumi assistenziali sono troppo bassi ( ci sono troppo pochi pazienti). Mentre nel 13% non ci sono i requisiti come la presenza del Pronto soccorso (il totale fa più di 100 perché in alcuni casi manca più di un requisito).

Il questionario del ministero dell’Università

A novembre 2018 40 Scuole erano fuorilegge. Ad oggi 14 si sono messe a posto, 3 hanno abbandonato, una non è più stata accreditata (ginecologia del Campus biomedico). Le altre 22 sono ancora accreditate anche se non sono in regola. Ecco cosa emerge dal questionario che il ministero dell’Università ha pubblicato nell’aprile 2021 per monitorare la condizione delle Scuole di specialità e a cui hanno risposto anonimamente circa 11 mila specializzandi. In 79 scuole almeno due terzi degli specializzandi dichiarano di non avere mai avuto, o raramente, il tutor obbligatorio per legge ogni tre specializzandi. Alla domanda: la scuola ha offerto un’attività didattica formale in linea con il piano formativo? In 42 scuole più dei due terzi ha detto no. Chi è in formazione deve ruotare tra reparti di diversi ospedali in modo da avere una rete formativa che permetta di fare un’esperienza variata: gli specializzandi dichiarano che in 7 scuole non c’è rete, in 31 non ce li mandano. In compenso in 267 scuole gli specializzandi dichiarano di essere obbligati a lavorare oltre le 38 ore settimanali perché costretti a coprire la carenza di personale.

Situazione Covid

Con l’epidemia Covid si è capito che il numero di specializzandi erano troppo pochi e si è passati dai settemila posti del 2018 (con 1.123 Scuole di specializzazione) ai 18 mila di adesso. Che la formazione facesse acqua si era capito da tempo, ma la tolleranza continua ad essere ampia. Anche qui parlano i dati. Grado di soddisfazione: in ben 315 scuole il voto medio (da 1 a 10) attribuito dagli specializzandi alla loro scuola, è inferiore a 6. Ovvero insufficiente.

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