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“Volevo poter cambiare qualcosa, ma ho trovato un brutto nemico tra mura amiche”, lo sfogo social di uno studente

La denuncia di uno studente bocciato che svela le "parole forti" del dirigente scolastico del suo istituto

Quando i dirigenti scolastici possono fare la differenza. In negativo, però. Almeno secondo quanto riporta lo sfogo social di uno studente bocciato, che per privacy nomineremo solo con le sue iniziali, A.P. “Il mio strano viaggio a scuola. Oggi per me si conclude una crociata – inizia lo sfogo – un lungo calvario, un viaggio stressante e tortuoso. Sembrerà assurdo, ma questo mio lungo e tortuoso viaggio si chiude con una bocciatura, amara, tanto amara ma poco meritata”.

L’esperienza come rappresentante d’istituto

“Il viaggio – continua lo studente sul suo social – è iniziato al mio secondo anno, quando ero nel pieno della mia adolescenza, con gli ideali più saldi e belli della mia vita! Avevo il desiderio nel cuore di poter cambiare qualcosa a casa mia, di essere quell’anello mancate, di essere punto d’appoggio per i più deboli, volevo che i miei amici, i miei genitori potessero contare su di me e facevo di tutto per fare del bene, a chiunque. Durante il mio secondo anno, decido di candidarmi come rappresentante d’istituto, un esperienza unica, ma difficile. Non pensavo che tra le mura amiche potesse esserci un brutto nemico”.

Le parole che fanno male

“Infatti la mia esperienza inizia con un: ‘Non votate P. è un delinquente’.  Parole forti, decise, taglienti come lame uscite dalla bocca della carica più alta della scuola. Quelle parole non mi fecero alcun male, anzi, mi spronarono per fare meglio, per dare di più, per rendere la mia carica ancor più importante. Gli studenti si schierarono dalla mia parte e con più di 200 voti, ebbi l’onore di rappresentare i miei compagni, ricordo ancora la faccia felice ed incredula della mia prof d’italiano che da lontano mi chiamava ed esultava per me. Qualche mese dopo, arrivarono altre dichiarazioni, altre parole, sempre taglienti e decise. Dopo una incomprensione dovuta ad una assemblea d’istituto, arrivarono queste dichiarazioni: ‘P. è un politicante di poco conto, P. è un pagliaccio, un Clown. P. è un sindacalista’. Altre parole inutili, quasi di cartone. Nel mentre a scuola si decideva la mia ‘condanna’ – confessa lo studente nella sua pagina social – io ringraziavo i ragazzi che avevano riposto fiducia in me. Quell’anno non arrivò nessuna condanna, ma diede inizio ad una serie d’eventi assurdi”.

Le dimissioni da rappresentante

“Inizia il terzo anno, ebbi la brillante idea di ricandidarmi di nuovo, morale della favola? Riesco a raggiungere di nuovo la carica. Stavolta però era diverso, sapevo chi avevo di fronte e sapevo come muovermi. Decisi di parlare di meno, di battere solo quando è necessario, il processo di intimidazione e paura innescato da quella donna, era in atto. Arrivammo a Dicembre, in classe ci fu una sorte di conversazione, mi venne detto: ‘Tu quando mi vedi soffri dentro, lo so. Io ho fatto 27 esami di antropologia e psicologia, lo so che quando mi vedi soffri. Il diploma non te lo darò, non sei uomo, non sei all’altezza. Non vedi come sei grasso? Non vedi come sei scomposto?’.
Stavolta quelle parole fecero male, al punto tale da non riuscire più a dire una parola – si sfoga il giovane – quella donna mi aveva piegato. Ancora una volta. Arrivarono le mie dimissioni come rappresentante, in seguito decisi di lasciar perdere tutto, il mio desiderio di rendere la mia casa migliore, pian piano svaniva, si faceva piccolo, offuscato, debole. Fino a scomparire per sempre”.

L’esperienza Covid

“Il quarto anno il Covid decise di ‘aiutarmi’ facendomi restare a casa per tutto l’anno. Il quinto invece, inizia male, con la morte di mio nonno, dovetti abbandonare momentaneamente gli studi, scelta sbagliata, volevo aiutare mio padre, volevo aiutare a casa mia. Ritornai a scuola a Gennaio, mi fu detto di continuare a credere in un miracolo e che con la giusta dose di studio, potevo farcela. Col passar del tempo, iniziai a capire che qualcosa non andasse nel verso giusto, venivo valutato non per ciò che portavo all’interrogazione ma per ciò che ero come persona e soprattutto per le mie idee. La scuola è fantasia, palestra per la società indubbiamente ma è anche meritocratica e se io merito un 7 lo merito e basta, non c’è filosofia che tenga, ma la penna purtroppo non è in mano mia, o meglio, la giusta penna, non è in mano mia. Arriviamo ad Aprile, dopo aver preso delle insufficienze per cose assurde come, mangiare fuori orario, non aver portato la divisa ( su tre persone l’unico ad essere stato punito sono io) oppure perché ero poco partecipa alla lezione, addirittura c’è stata una prof che per tutto l’anno non mi ha mai interrogato ma ad entrambi i quadrimestri mi ha valutato con 4″.

La “condanna”

“Il mese di Aprile andava avanti finché non ebbi la ‘gioia’ di scoprire che il nemico fosse tornato e stavolta era più determinato del solito. Dovevo avere delle medie basse, lei aveva deciso così, aveva deciso che i miei voti non dovevano superare il 5. Una mia prof addirittura venne convocata e gli venne chiesto di abbassare il mio 8 in un 5. Morale della favola? Anno perso. Con tanto di messaggio e di telefonata. Forse vi chiederete perché io non abbia parlato prima o semplicemente perché io non abbia denunciato prima, non lo so. Ma so per certo che il mio obiettivo era quello di non arrecare altre delusioni ai miei genitori e purtroppo ci sono riuscito lo stesso. La persona in questione, è stata la mia dirigente scolastica e attualmente lo è ancora. Si professa innocente, ma e carnefice perché come me anche altri ragazzi sono stati trattati così. A volte il male arriva da posti inaspettati e quando arriva fa male il doppio. Ai miei compagni e ai miei professori dico, grazie. Grazie per essermi stati sempre accanto, alcuni prof per me sono stati una manna dal cielo, mi hanno aiutato ad essere una persona migliore e li ringrazierò sempre. Ai compagni, grazie di tutto, chi più e chi meno mi avete appoggiato sempre in questa lunga e tortuosa crociata”.

L’amara conclusione dello sfogo social

“Infine, al dirigente, grazie di tutto, se domani sarò un uomo forte in parte sarà anche per le tue brutte parole. Ma resta il fatto che il male fatto debba essere pagato, sempre. A coloro che hanno letto questo mio “piccolo” sfogo, non abbiate mai paura di combattere per ciò che è vostro, anche se la vostra battaglia risulta tortuosa, difficile, complicata. Il sole per chi sa aspettare, arriva sempre”. Queste le parole che arrivano come una stilettata al cuore per chi invece la scuola cerca di gestirla con coscienza e umanità. Non dovremmo aiutare gli studenti ad avere fiducia in sé stessi e coltivare i propri sogni?

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