AperturaCopertinaDidatticaDocentiFamigliaNewsPRIMO PIANOULTIME

Dad frustrante e inefficace, i genitori la bocciano: non è scuola. I risultati di un’indagine

Invalsi open presenta uno studio sulla Dad di maggio-giugno 2020 dal Dipartimento di Scienze Umane Riccardo Massa dell’Università di Milano-Bicocca

La Dad è stata ed è una salvezza per alcuni versi, ma anche una iattura per i genitori lavoratori. Conciliare le due cose è davvero un’impresa ardua.  Invalsi Open ha presentato  i risultati dello studio condotto dal Dipartimento di Scienze Umane Riccardo Massa dell’Università di Milano-Bicocca, che ha dato voce ai genitori

DAD, IL QUESTIONARIO ONLINE

Per rilevare il punto di vista dei genitori rispetto alla DAD, l’Università di Milano-Bicocca ha realizzato un questionario online per approfondire il pensiero delle mamme e dei papà con figli che frequentano la scuola primaria e secondaria. I dati sono stati raccolti nel periodo di maggio-giugno 2020 attraverso il metodo di rilevazione CAWI – Computer Assisted Web Interview e il campionamento è di tipo non probabilistico.

LE MAMME LE PIU’ INTERESSATE AL QUESTIONARIO

Alla rilevazione si legge sul sito di Invalsi Open –  hanno partecipato 6905 genitori di circa 10.000 bambini e ragazzi provenienti quasi tutti dalla scuola pubblica.  Il 94% del totale dei rispondenti sono state mamme, la loro età media è di 42 anni e circa l’80% ha conseguito un diploma di scuola superiore o una laurea.  Queste madri hanno un numero di figli in linea con la media nazionale (1.4) e nei 9802 figli sono rappresentati tutti gli ordini di scuola dalla primaria alla secondaria di II grado; prevale tuttavia la scuola primaria con quasi 7000 bambini.

La maggior parte delle risposte proviene da mamme del Nord-Ovest (70%), in numero ridotto dal Centro e dal Sud (rispettivamente il 20% e 10%). Le regioni con più partecipanti sono state la Lombardia e l’Emilia-Romagna mentre non si ha alcuna informazione per la Valle d’Aosta, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, la Calabria e le province autonome di Trento e Bolzano.

Rispetto al lavoro, e che le ore dedicate alle attività scolastiche hanno rappresentato un vero e proprio lavoro part-time (almeno 3/4 ore al giorno sono state assorbite dal supporto allo studio).

I DATI NEL DETTAGLIO

Entrando più nel dettaglio, nella scuola primaria circa la metà dei genitori (47%) sostiene che il proprio figlio ha avuto da 1 a 5 ore di attività didattica a settimana mentre il 4,1% dichiara invece che i figli non hanno ricevuto alcuna proposta di DaD.

La scuola secondaria è riuscita invece a garantire a tutti un’offerta di DaD superiore alle 10 ore, ma il 16% e il 27% di genitori con figli rispettivamente nella secondaria di primo e secondo grado, sostengono di averne svolte di meno.

LA DIDATTICA TRADIZIONALE

Durante le ore di DaD le scuole hanno replicato sostanzialmente quello che tradizionalmente si fa in classe. La maggior parte dei genitori sostiene, infatt,i che l’attività più diffusa è stata quella delle video-lezioni in diretta. Seguita dalla  condivisione online di spazi e documenti e dalla comunicazione di consegne attraverso il registro elettronico.

Esistono tuttavia delle differenze tra i diversi ordini scolastici: la scuola secondaria ha proposto più lezioni in modalità sincrona mentre la primaria, ha dato maggiore spazio a lezioni registrate e alla comunicazione asincrona con mezzi diversi dal registro elettronico (es. email o Whatsapp).

L’ESPERIENZA CON LA  DAD

Un aspetto interessante misurato attraverso il questionario riguarda i motivi della mancata partecipazione da parte degli studenti alla DaD.

Se per i dirigenti scolastici e gli insegnanti  . si legge nello studio –  ha rappresentato la ragione principale che ha portato gli studenti a non partecipare, per i genitori c’è stata  “scarsa motivazione e disagio emotivo”.  Scaturiti per lo più da una difficoltà nella comunicazione a distanza e nel seguire le lezioni senza il sostegno di un adulto.

DAD, ISOLAMENTO ED EMOZIONE

L’isolamento obbligatorio e il lungo periodo passato tra le mura domestiche hanno sicuramente avuto effetti sulla sfera emotiva e comportamentale dei bambini/ragazzi.  Molti genitori hanno messo in luce proprio il forte disagio emotivo provato in quei mesi dai propri figli. Con un aumento di scarsa concentrazione, noia, cambi d’umore, frustrazione, dipendenza e bisogno d’aiuto, malinconia e senso di solitudine.

POCA SERENITA’, RABBIA E SOLITUDINE

Anche ai genitori è stato chiesto di fornire un giudizio rispetto alla propria dimensione emotiva rispetto al momento storico che stavano vivendo e i risultati restituiscono un quadro prevalentemente negativo. Frustrazione, solitudine e rabbia  sono i sentimenti sottolineati dagli intervistati. Le sfide da affrontare per gli adulti sono state parecchie e impegnative. Conciliare la vita domestica con quella lavorativa ha reso i mesi del primo lockdown davvero difficili da gestire. Rendendo quei momenti di convivenza non sempre sereni.

UNA VALUTAZIONE NEGATIVA

La didattica a distanza è stata un’opportunità per avvicinarsi alle tecnologie. Ma la sostanza è che la scuola a distanza è stata “demotivante, inutile, inefficace e brutta.”

La DaD, quindi, non è scuola. Ha rappresentato l’unica via percorribile in una situazione di emergenza. Ma ritengono importante che i ragazzi e i bambini tornino a relazionarsi con i propri coetanei. E a vivere la comunità scolastica quanto prima.

Articoli correlati

Back to top button