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Solo chi vive la scuola ne conosce realmente le criticità. Intervista in esclusiva alla DS Giovanna Scala

Intervista-dialogo con Giovanna Scala, DS dell' ISIS Isabella d'Este Caracciolo di Napoli.

Come preannunciato nell’ Editoriale di presentazione di OggiScuola, intendiamo “entrare” negli Istituti e dare voce dall’interno a chi la scuola la fa concretamente.

Solo chi vive il quotidiano conosce realmente le criticità esistenti in una realtà complessa come quella della scuola.

Dopo aver intervistato una Docente, oggi diamo la parola ad un Dirigente Scolastico: la Dott.ssa Giovanna Scala dell’ISIS  “Isabella d’Este Caracciolo” di Napoli, uno dei più importanti Istituti Tecnici e Professionali ad Indirizzo Moda italiani (Cfr.: https://www.isabelladestecaracciolo.it/) .

Dottoressa Scala, in qualità di DS, come sta vivendo la gestione scolastica in questo periodo così difficile?

“Non facilmente. La figura del dirigente ha assunto una funzione diversa da quella che è stata finora. Nel senso che ha dovuto fare appello alle proprie capacità organizzative ed interpretative      – che pure erano già richieste in passato – per stare al passo con le richieste istituzionali e sociali  e la loro messa in atto. Per cui il dirigente, oggi, ha assunto anche il ruolo di  “Manager”  teso ad attivare procedure che siano confacenti al processo educativo, formativo e di istruzione. Per questo, servirebbe aprire un tavolo di discussione nel quale la figura del dirigente deve essere ulteriormente valorizzata considerato il ruolo rilevante che ha assunto nel processo di sviluppo culturale della società civile”.

In qualità di DS cosa pensa che il MIUR debba fare e che non ha ancora fatto per una corretta gestione della pandemia?

“Mi rendo conto che in questa situazione di emergenza, da parte del Governo prendere decisioni che accontentino tutti è una chimera.  Allo stesso tempo c’è da dire che la percezione che abbiamo noi dirigenti è che si tratti spesso di decisioni lontane dalla realtà in cui operiamo. Che ci sia spesso, insomma, uno scollamento tra teoria e pratica, tra misure ipotizzate e realistiche possibilità di attuarle. Sarebbe opportuno, nell’interesse di tutte le parti, un coordinamento diretto tra dirigenti scolastici e  Ministero per una condivisione congruente dei provvedimenti e dei loro tempi di realizzazione”.

Che cosa vi occorre per gestire al meglio una scuola in piena pandemia?

“La scuola vive un disagio per tutte quelle che sono le indicazioni, a volte contraddittorie, impartite dalle istituzioni e dagli Enti. Viviamo, ripeto, un momento di grande disagio. Questa situazione si riverbera all’interno delle istituzioni scolastiche attraverso continui provvedimenti (Decreti, Circolari, Note) e questo, ovviamente, genera una notevole tensione per i dirigenti scolastici -che sono in prima linea insieme a tutto il personale della Scuola-, per le famiglie e per gli studenti. La scuola, tuttavia, ha mostrato una grande maturità perché sta svolgendo anche un lavoro sociale. I ragazzi stanno comunque frequentando, anche se a distanza, la scuola. Anche attraverso le videolezioni stiamo cercando di mantenere saldo il legame educativo con gli allievi, le allieve e le loro famiglie. L’istituzione scolastica si sente un po’ isolata perché non ci sono direttive costanti, oppure, queste, non si riescono ad attivare in situazioni di emergenza. Bisogna essere coraggiosi e fare scelte più decise e stabili. Siamo stanchi; io e miei colleghi lavoriamo anche15-16 ore al giorno, ma continuiamo a fare il nostro dovere. La scuola non deve fermarsi!”.

Cosa ne pensa della DID (Didattica Digitale Integrata)?

“E’ un’esperienza che non pensavo di vivere alla mia età e in un modo così repentino. Mi piace sottolineare, innanzitutto, la grande capacità che hanno avuto i giovani di “riconvertirsi” ed adattarsi alla didattica a distanza. Sto realizzando, come Istituto, un monitoraggio sulla DID – che poi presenteremo pubblicamente – perché pensavo che la didattica a distanza costituisse un’ esperienza nettamente negativa per gli alunni sul piano degli apprendimenti, anche perché al Sud non abbiamo ancora le stesse attrezzature che sono in uso in Europa. Dal monitoraggio ancora in corso invece, emerge che i giovani hanno saputo dare una risposta eccellente. La DID, ovviamente, ha i suoi limiti ed uno di questi è l’incapacità di creare relazioni vere, vedersi in un video, pur con tutta la tecnologia possibile, non è la stessa cosa dell’incontrarsi in presenza”.

Siamo in periodo di Orientamento e famiglie ed alunni devono scegliere. Le chiediamo:  perché dovrebbero optare per  l’“Isabella d’Este Caracciolo”, un Istituto a vocazione fortemente laboratoriale, in  questo momento di emergenza ed in piena DID?

“E’ una domanda quasi provocatoria alla quale cercherò di rispondere nel modo migliore per far capire quale sia stato il processo che questa scuola da tempo ha iniziato e condiviso con tutta la comunità scolastica.  La nostra mission si rivolge soprattutto alla persona ed alle sue potenzialità. Il processo di sviluppo formativo nel quale crediamo è quello di far emergere e valorizzare quelle doti che non emergono, ma sono latenti, nei nostri alunni e spesso vengono vanificate da una mancata vicinanza di proposte”.

Da più parti si evidenzia che il suo Istituto è divenuto un punto di riferimento per il territorio.

“Da anni, ormai, l’istituto “Isabella d’Este Caracciolo” è un punto di riferimento per quanto riguarda la progettazione dei percorsi di formazione e collocazione dei giovani nel mondo del lavoro. Il ruolo della scuola si evidenzia non solo nell’ educare e nell’ istruire; non ha, quindi, uno scopo riferito solo all’acquisizione del sapere: ma ha finalità olistiche ed integrate alle necessità ed ai bisogni formativi che la società richiede. E’ in questo processo di crescita dell’alunno che il nostro Istituto intende incidere: dobbiamo cercare di fargli comprendere quale potrà essere la sua collocazione nel mondo come cittadino e come persona che si realizza attraverso le competenze che la scuola deve sviluppargli e che gli forniranno gli strumenti idonei ad inserirsi nel mondo del lavoro”.

Un processo che deve avere come interlocutrici anche le aziende italiane.

“Ovviamente. Questo processo deve necessariamente perseguire una forte collaborazione con le aziende che insieme alle scuole devono progettare percorsi formativi e professionali che poi serviranno all’interno di esse. Questi percorsi, queste necessità formative, costituiscono le cosiddette competenze tecniche che il soggetto deve acquisire per poter essere capace di utilizzare macchine di produzione che oggi sono completamente nuove rispetto a quelle del passato; la progettazione didattica e per competenze, quindi, deve essere altamente specialistica e specializzata. Questo è il compito che questo Istituto si è dato. Negli anni, inoltre, attraverso un costante monitoraggio, abbiamo cercato di porre in atto un processo conoscitivo relativo a quanti alunni diplomati avessero l’opportunità di essere collocati all’interno delle aziende sia come stagisti, prima, e poi come personale a tempo indeterminato, dopo. Il risultato è che siamo riusciti ad inserire efficacemente tanti alunni nel mondo del lavoro presso aziende che avevano bisogno di personale con un background formativo già sviluppato. E questo risultato può essere certificato da una delle più grandi aziende del settore moda come il Consorzio Fox, che ha al suo attivo ben nove aziende che lavorano stabilmente per brand come Chanel ed altri”.

A quali settori del mondo del lavoro si rivolge l’Istituto?

Gli alunni dell’ Isabella d’Este Caracciolo si collocano in settori d’interesse all’interno del Made in Italy ed è rilevante il fatto che, pur essendo molto giovani, alcuni di essi riescono a collocarsi nella fascia intermedia nell’organizzazione dell’azienda percependo una retribuzione stipendiale  più che dignitosa nel settore che prima ho citato. Si sceglie l’ Isabella d’Este Caracciolo, anche perché l’Istituto ha la possibilità di offrire una formazione post-diploma attraverso il sistema degli ITS in Campania del quale ne è Scuola capofila.

Quali sono le possibilità che offre l’Istituto Tecnico Superiore?

“L’ ITS dà l’opportunità di un tasso occupazionale, per coloro che lo frequentano, pari all’85%. Finalmente anche in Italia, e soprattutto nella nostra Regione, abbiamo questa possibilità d’impiego  che pone in evidenza un’eccellenza, quale quella della Moda, che la Campania esporta in Italia e nel mondo. L’Istituto Tecnico Superiore, quindi, dà un’opportunità in più per poter cogliere, ma soprattutto sviluppare, le offerte di lavoro nel campo della moda. Ci sono attualmente 55mila posti di lavoro che possono essere occupati da personale specializzato e che non si riesce a coprire, proprio perché ad oggi ancora manca una strategia politica e divulgativa in grado di guidare gli studenti a scegliere questo indirizzo. C’è penuria di personale e si sta facendo tanto, anche con l’aiuto del Ministero, per proporre delle campagne informative alle famiglie per la pubblicizzazione di questo indirizzo”.

Che idea ha maturato, in base alla sua lunga esperienza professionale, della scuola del futuro?

“A mio parere è necessario siglare patti sociali con le istituzioni, le aziende e le imprese, per dare l’opportunità di vivere dal di dentro le trasformazioni che la scuola, in quanto luogo educante e formativo, invoca in forme e modi a volte non sempre chiari e strutturati”.

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