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Inchiesta disciplinare per il preside di Vo’ che ha criticato la ministra Azzolina

Alfonso D'Ambrosio è finito sotto accusa dopo aver pubblicato sedici post sull'operato della titolare del dicastero dell'istruzione

Ha criticato la ministra Lucia Azzolina sui social con ben sedici post sui social ed è finito sotto istruttoria

disciplinare.  Dopo una doppia segnalazione dei dirigenti del Dipartimento Istruzione del ministero, la

responsabile dell’Ufficio procedimenti disciplinari di Venezia, Mirella Nappa, domenica scorsa gli ha inviato una

lettera dura aprendo il procedimento sanzionatorio.

Come racconta il quotidiano la Repubblica Alfonso D’Ambrosio dirige dal 2019 l’Istituto comprensivo di Lozzo

Atestino, Cinto Euganeo e Vo’, il paese in provincia di Padova che ha conosciuto la prima vittima per Covid. A Vo’

è ubicata  la scuola dell’infanzia. D’Ambrosio è un giovane preside premiato, ancora nel 2016, quando era solo un

professore di Fisica e Matematica, miglior docente innovatore italiano. È salito nel Nord-Est dalla Campania, ha superato l’ultimo concorso per dirigenti scolastici – lo stesso vinto dalla ministra – e lunedì 7 settembre, riaprendo l’istituto trasformato in ambulatorio per tamponi durante la prima ondata, disse a Repubblica: “Vogliamo ridare ai bambini la voce delle loro maestre, una voce che sa di abbraccio”. Una settimana più tardi nel largo giardino della scuola Gianni Rodari avrebbe ospitato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e la stessa ministra.

È considerato un preside accogliente e preparato, ha lottato per proteggere studenti e famiglie durante l’ondata di primavera e per ripartire, per primo, a settembre. Perché ora è sotto inchiesta ministeriale? Tra il 16 ottobre e l’8 dicembre scorsi, periodo durante il quale la scuola italiana ha mostrato la sua impreparazione, ha scritto sedici post sulla pagina personale di Facebook.  In modo critico ma civile.

Il primo contenuto social sotto accusa citava una frase all’interno di un comunicato ministeriale: “Il numero degli studenti positivi nelle scuole è dello 0,08 per cento”. La chiosa del ds fu: “Questo numero non vuole dire nulla”. Una critica avanzata, tra l’altro, da Repubblica: senza perimetro, senza comparazione, una cifra del genere non vuole dire, esattamente, nulla. Quattro post del 17 e 18 ottobre riprendevano la decisione della ministra di convocare trenta presidi, scelti senza una specifica rappresentatività, per chiedere loro notizie e indicazioni. “Amici degli amici degli amici”, scriveva D’Ambrosio sotto un intervento della collega veneta Laura Biancato, presente all’incontro, vicina alla Azzolina: “Esprimo perplessità su come vengono scelti questi dirigenti scolastici. Chi si ascolta? Gli amici?”.

I problemi per il dirigente di Vo’ si sono fatti seri quando, sul tema, è arrivato un post dell’ex dirigente del Tosi di Busto Arsizio, Amanda Ferrario, oggi ispettrice alle dipendenze di Max Bruschi in quel Dipartimento Istruzione che più avanti avvierà l’iter disciplinare. La Ferrario parlò in quel testo della sindrome di Procuste, “dell’invidia e frustrazione che si prova verso chi ha capacità e talento”. D’Ambrosio era finito nel mirino.

Il 18 ottobre il preside di Vo’ scriveva: “Banchi sì, banchi no, quando è che iniziamo a parlare di scuola?”. E il giorno dopo si prese il lusso di citare il professor Andrea Crisanti che in tv aveva detto: “Hanno torto De Luca e Azzolina”. Parlava del presidente della Campania che chiude le classi e la minista dell’Istruzione che assicura che le scuole sono sicure. Il 26 D’Ambrosio postava questo: “Basta, basta, basta”. Spiegava che il ministero alle 9,30 di mattina gli aveva inviato una mail che lamentava come non avesse ancora terminato la rilevazione giornaliera dei contagi in istituto: “Sono oberato dagli impegni”. E il giorno successivo, commentando l’intervento della ministra alla trasmissione di Fabio Fazio, il dirigente scriveva: “Lei crede nella scuola più di tanti che l’hanno preceduta, ma è debole, si vede. Fa quasi tenerezza”.

Ancora il 5 dicembre: “Con tutto il rispetto, cara ministra, la scuola ha bisogno di qualcosa che vada ben oltre qualche dichiarazione di scuola aperta o chiusa, di annunci via social e promesse mai realizzate”. Infine, l’8 dicembre il ds ha scritto che i Cinque Stelle non sono solo Azzolina, “in Piemonte hanno fatto le cose per bene e si scopre che l’incidenza dei positivi sulla popolazione scolastica è molto più alta che sulla media della popolazione”.

Di fronte a questi pensieri è scattata la contestazione ministeriale. Si legge nelle sei pagine di accusa: “Nei confronti dell’Amministrazione cui lei appartiene ha compiuto, in maniera reiterata e con carattere di particolare gravità, atti non conformi alle proprie responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione”. Tre sono i capi d’accusa, formulati ora dal provveditorato del Veneto: violazione dei principi di leale collaborazione; violazione del Codice di comportamento dei pubblici dipendenti; violazione dell’articolo 26 del Contratto di lavoro.

D’Ambrosio, sinceramente scosso, ha scritto di getto una lettera alla ministra dell’Istruzione: “Ho dedicato la mia vita a costruire una scuola che sia a misura di bambino”, ha fatto sapere ad Azzolina, “basata sulle buone relazioni, sul benessere. Ho sempre dato tanto. Non si contano le ore insonni, il tempo perso, persino i soldi spesi per comprare strumenti agli alunni che ne hanno bisogno. Questa contestazione è una pietra enorme sulla mia vita. Ho sempre cercato di portare avanti il dialogo, anche sulla mia pagina social e lo faccio senza offendere mai nessuno. Cara ministra, io nella scuola ci credo e ho sempre portato rispetto per i miei superiori. Ma, mi permetta, considero questo gesto un atto vile, un attacco alla libertà di espressione. Volete la morte di un uomo? Ci siete riusciti. Il mio numero lo ha, e per questo mi appello alla sua clemenza”.

Alfonso D’Ambrosio, che non vuole commentare pubblicamente la vicenda, incontrerà la direzione generale dell’Ufficio scolastico del Veneto: la convocazione per rispondere delle accuse è fissata, comunque, il prossimo 26 gennaio. Il dirigente scolastico di Vo’ si è già affidato, per la difesa, all’Associazione nazionale presidi.

 

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