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Scuola, ecco il piano per aprire il 7 gennaio. Azzolina: “Mi gioco la faccia”

Il decreto prevede il 75% in presenza, ma si potrebbe decidere per la metà.

Gli studenti delle scuole superiori italiane attendono di rientrare a scuola. Sono oltre due milioni e mezzo che attendono notizie in merito.

In alcune regioni (ad esempio il Piemonte) sono rimasti a casa, anche con il ritorno in zona prima arancione e poi gialla dei loro territori, i ragazzi delle seconde e terze medie. Non va dimenticato che al di là delle giornate fuori dall’aula, vanno aggiunte quelle di quarantena preventiva scontate a settembre e ottobre dalle classi in cui si sono registrati contagi.

CAUSE DEL CONTAGIO

In relazione alla diffusione del Covid, gli adolescenti sono finiti sotto accusa perchè fuori dagli istituti non manterrebbero le distanze né la mascherina sul viso. Poi c’è il sovraffollamento dei mezzi pubblici. Così gli istituti secondari di secondo grado sono in didattica a distanza da inizio novembre. L’aumento dei contagi ha costretto prima i governatori delle regioni a prendere decisioni autonome, poi il governo a fare marcia indietro anche sulla decisione di mantenere il 75% delle lezioni in presenza, con una rotazione fra gli studenti. Non sono mancate le proteste.

Ora l’obiettivo è riaprire le scuole il 7 gennaio. Il piano per la ripartenza sarà varato nelle prossime ore. Ma cresce la paura della terza ondata e un ostacolo non di poco conto potrebbe essere rappresentato dalla nuova variante del virus che ha portato l’Italia – tra l’altro – a chiudere i voli da e per il Regno Unito. Un imprevisto che potrebbe sconvolgere i piani, mentre per recuperare il tempo perso sul tavolo c’è anche l’idea di prolungare l’anno scolastico fino al 30 giugno.

Azzolina: “Mi gioco la faccia? E’ un problema del Paese”

«Se il 7 non dovessimo aprire farei una figuraccia? Non è un problema mio, ma del Paese», parola di Lucia Azzolina. L’imperativo è riaprire in presenza per tutti, anche per le scuole superiori seppure con il limite del 75%. Una tetto troppo considerato elevato: alcuni governatori, fra cui quelli di Veneto e Campania, chiedono che nei loro territori la percentuale scenda al 50%, almeno all’inizio. Al tavolo partecipano le Regioni e i ministri Speranza, De Micheli, Boccia e Lamorgese.

La questione trasporti

Con l’ingresso scaglionato delle classi, tra le 8 e le 10, si proverà ad alleggerire la pressione: bocciata l’idea della didattica pomeridiana o addirittura di domenica. Il ministero dei Trasporti avrebbe pronti 65 milioni di euro già suddivisi tra le Regioni per aumentare le corse dei mezzi pubblici, specie nei grandi centri, per poter consentire una distribuzione maggiore degli studenti che si recano a scuola, arrivando a una capienza del 50%.

Il Decreto Ristori prevede inoltre la possibilità per i Comuni di stipulare accordi privati con agenzie di trasporto private così da aumentare il numero dei mezzi a disposizione.

Tracing prioritario per il mondo dell’istruzione

Un altro dei pilastri per la ripartenza su cui punta il ministero dell’Istruzione è quello del tracciamento: se ci dovessero essere troppe richieste di tamponi, le scuole avrebbero la priorità. I test rapidi aiuterebbero gli istituti nel tracciamento dei casi positivi tra alunni, docenti e personale Ata.

I Presidi chiedono ascolto

I presidi, come già hanno fatto i sindacati, chiedono alla Azzolina che «a tutti i tavoli provinciali coordinati dai prefetti siano invitati anche i dirigenti scolastici. Non è tempo di soluzioni calate dall’alto e soprattutto non c’è tempo da perdere – spiega Antonello Giannelli (Anp) – Solo i dirigenti scolastici hanno piena contezza delle necessità di spostamento di studenti e docenti e quindi sono in grado di proporre soluzioni ragionevoli e basate sui dati di realtà. Le istituzioni scolastiche, lo ripeto da tempo, conoscono le esigenze del territorio e dell’utenza e la loro esclusione dai tavoli prefettizi rischia di rendere vano il lavoro compiuto finora e di allontanare l’adozione di soluzioni atte a rendere possibile e soprattutto duraturo il rientro in classe degli studenti delle scuole superiori».

 

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