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Scuola e sindacato: necessaria un’azione di rottura

In un'era come quella attuale in cui tutto ciò che accade ricade pesantemente sul sistema scolastico

In un’era come quella attuale in cui tutto ciò che accade ricade pesantemente sul sistema scolastico, gravato da problemi annosi, troppi per poterli trattare tutti e sperare di risolverli in una prospettiva a breve termine,  su categorie già vessate da anni, il cui ruolo istituzionale e il valore sociale è troppo spesso dimenticato e trattato con falsa considerazione, si fa sempre più urgente una rivalutazione delle categorie stesse attraverso un’azione sindacale autentica e non di facciata.

I docenti, insieme a tutte quelle figure professionali che garantiscono il funzionamento della scuola ma stanno  progressivamente perdendo il senso del loro ruolo di pari passo con una montante sfiducia nel ruolo e nell’azione del sindacato, visto ormai come un apparato autoreferenziale.

Questo impoverimento, in più, contribuisce a disgregare la categoria, da oltre dieci anni interessata da una trasformazione incessante di carattere peggiorativo, direttamente connessa al dimensionamento delle istituzioni scolastiche e all’informatizzazione di alcuni strumenti, resi per altro obbligatori, che hanno impresso una deriva burocratica al sistema scolastico che sta strangolando la sfera professionale, senza alcun ostacolo di natura politica e, ancor peggio sindacale.

A fronte di scelte politiche che hanno “aziendalizzato” la scuola, calpestando persino le più autorevoli teorie  pedagogiche, oltre alle indicazioni degli stessi insegnanti che la scuola la fanno, non la “guardano” in termini di produttività, come buona parte della politica, quello che emerge è  un’assenza di contenuti da parte del  mondo sindacale “tradizionale”, sempre più alla ricerca di consensi e seguito, per poter continuare ad esistere anche se lontani.

La motivazione addotta, inutile dirlo, è che manca un interlocutore politico con il quale poter aprire tavoli di confronto e di trattativa.

Ma quali sono le priorità, quali gli obiettivi, quali le strategie, non sempre è chiaro, spesso contraddittorio o poco credibile, affossando sempre più il senso della rappresentatività con conseguenze devastanti.

Non basta più fare la “voce grossa” se si tratta solo di una strumentale presa di posizione volta a racimolare  consensi, contribuendo a frammentare la categoria.

Non basta dire “no” a proposte evidentemente inaccettabili, come l’ipotesi prolungare l’orario scolastico, quando non ci si oppone al perdurare dello sfruttamento professionale di tutto il personale, per giunta sottopagato.

Non serve far finta di indignarsi di fronte alle vessazioni dei politici o strizzare l’occhio al precariato, che andava combattuto sul nascere, non in corso d’opera, con l’inevitabile conseguenza di perdita di credibilità sia da parte della politica (non sono rari i tentativi di dichiarare tramontata l’era sindacale) sia dei diretti interessati.

Ciò che serve, allora, è una piattaforma programmatica articolata su obiettivi di medio e lungo termine, che  riporti al centro il ruolo della scuola di fatto e non per propaganda.

Certo, se l’azione sindacale è per partito preso conciliante, non se ne intravede più l’utilità.

Qualche esempio? Il peggioramento della didattica, l’impoverimento del ruolo istituzionale della scuola, la  mancanza di rinnovo dei contratti, il dimensionamento, la sperequazione tra nord e sud, l’aumento progressivo  del precariato, non sono che la punta dell’iceberg di una situazione al limite del collasso, passate pressoché sotto silenzio.

Chi lo dice che non sia più tempo di barricate?

La pressione sociale è già alle stelle e, in tempo di pandemia, quello che si prospetta potrebbe stravolgere  definitivamente anche il sistema scolastico nazionale, a svantaggio di tutti, alunne ed alunni compresi.

Occorre non farsi trovare impreparati e progettare prima di essere inghiottiti nelle maglie di un’austerità alla  quale la scuola è già stata costretta da tempo.

Non ce lo possiamo permettere. Abbiamo nelle mani il futuro del Paese!

Valeria Bruccola

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