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Scienziati contro Azzolina: La ministra dà i numeri. La scuola non è al sicuro dal contagio, fa propaganda

Scienziati contro Azzolina: La ministra dà i numeri. Non è possibile valutare ora il contagio a scuola, fa propaganda.

Gli scienziati non sembrano condividere l’entusiasmo della ministra Azzolina riguardo al numero dei contagiati nell’universo scolastico. Anzi, i commenti sono spesso di tenore inverso. La Azzolina ha sottolineato nelle scorse ore come, dal 14 al 26 settembre scorsi, gli studenti risultati positivi sono stati lo 0,021 per cento, i docenti lo 0,047, gli amministrativi lo 0,059. Un successo, quindi?

Sulla pagina Facebook “Coronavirus, dati e analisi scientifiche” i dottori in Fisica e divulgatori Giorgio Sestili e Francesco Luchetta scrivono: “La ministra dà i numeri e dice: ‘La scuola non ha avuto un impatto sull’aumento dei contagi se non residuale’. Ci domandiamo che senso abbia comunicare statistiche di questo tipo e in particolare dare la percentuale del personale scolastico che ha contratto il virus dopo appena due settimane di attività. Ci chiediamo se simili dichiarazioni non vadano più nella direzione della propaganda che in quella della corretta informazione”. Per Sestili e Luchetta è quindi troppo presto per valutare i numeri del contagio. In questo momento non è possibile valutare in termini statistici gli effetti della riapertura delle scuole. Che strumenti ha la ministra Azzolina per affermare quali contagi siano avvenuti dentro e quali invece fuori dalle classi. Senza una diffusa attività di screeningquanti studenti, in quanto soggetti molto giovani, potrebbero essere asintomatici e dunque non rilevati come positivi?”.

Ancor più netto è Enrico Bucci professore alla Temple University di Philadelphia che ha fondato un’azienda dedicata all’analisi dei dati scientifici e in periodo di lockdown è diventato voce ascoltata proprio sull’interpretazione dei numeri pubblici. Intervistato da Repubblica Bucci spiega come “Dopo due settimane non si può parlare di effetto né negativo né positivo, semplicemente non si può parlare di nulla. Il periodo di osservazione è così breve che non c’è fisicamente il tempo per trarre delle conclusioni. La ministra ha fatto un azzardo, anzi, ha detto una cosa senza senso. La popolazione studentesca è una parte della società che si comporta come la popolazione nel suo insieme, nessuno oggi è in grado di dire se quei positivi si sono ammalati a scuola o all’esterno. Il ministero, tra l’altro, ci offre numeri senza dirci come li ha messi insieme dal punto di vista metodologico. Per avere risultati validi sul piano scientifico bisogna testare gli insegnanti, o gli studenti, vedere quanti sono positivi e osservare se, rispetto ai nuovi positivi totali, nel tempo la frazione cresce. Dentro il campione offerto dalla ministra, invece, c’è di tutto e, così, non possiamo sapere chi si è ammalato a scuola e chi a una festa. E’ probabile che le misure prese negli istituti scolastici servano davvero e possano essere applicate con successo, ma rivenderle in questo modo non serve a capire né a costruire politiche anti-Covid”.

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