Opinioni

La lettera della prof che va in pensione: “Ho avuto quasi 3000 alunni”. Tutti dovrebbero leggerla

La professoressa Laura Rocchietti va in pensione dopo 37 anni di insegnamento nelle scuole del Canavese e Ciriacese. L’insegnante ha deciso di congedarsi lasciando un segno profondo, una lettera, commovente pubblicata sul quotidiano locale Il Risveglio Online.

La lettera

Cari allieve e allievi,

Per la prima volta dopo 37 anni, all’inizio dell’anno scolastico, non ero nell’atrio ad accogliere, con la stessa emozione, i miei allievi. E’ arrivata anche per me l’ora della attesa (ma anche temuta) pensione. Per noi insegnanti, sempre a contatto con ragazzi della stessa età, il tempo sembra non scorrere mai: nei miei ricordi siete tutti fermi a 15-17 anni.. e invece voi, miei primi allievi, avete ormai 50 anni!

Ogni tanto mi ritrovo a pensare a come potete essere ora: i percorsi che avete intrapreso, il lavoro che fate, se avete figli e – soprattutto – sapere se siete felici. A me capita talvolta di pensare ai miei insegnanti delle medie, del Liceo, dell’Università.. chissà se è mai capitato anche a voi di ricordarmi?

Quasi 3000 studenti

Facendo un calcolo approssimativo, ho insegnato a circa 2500- 3000 studenti; sarebbe una bugia dire che vi ricordo tutti (anche perché la memoria non è quella dei vent’anni), ma gran parte di voi sì… Al Parini: Baima, Cauda, Maddaleno, Cisaro. Al Gobetti-Marchesini Mastrodicasa, Gatti, Sommario, Motto.. Al 25 Aprile di Cuorgnè Caruozzo, Pagliero, Calza, Genisio, Bugni, Bonatto, Ottino, Murro… Al Fermi di Ciriè Papandrea, Suppo, Chiadò Rana, Rapari, Santato, Lepera, Magnetti…

Non ricordo solo i più bravi, chi di voi era attento, studioso, partecipe, ma anche voi ragazze e ragazzi “difficili”, voi che avevate e creavate problemi. Ricordo anche con rammarico quelli di voi, pochi per fortuna, che involontariamente ho fatto piangere e quelli che non ci sono più e che ogni tanto ritornano nei miei pensieri con la loro spensieratezza e la loro gioia di vivere interrotta troppo presto e i cui genitori abbraccio forte.

Di quelli più lontani nel tempo magari non rammento i nomi, ma i vostri visi, ciò che avete fatto o detto sì; quando dicevate che durante le verifiche ero peggio di un cane poliziotto non sapevate la tenerezza che provavo nel vedere le vostre teste chine, l’impegno di tutte quelle menti al lavoro.. e scoprire in quanti modi vi ingegnavate per riuscire a copiare.

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