Opinioni

Il plexiglas a scuola? Impossibile, ecco perché

Il plexiglas a scuola? Impossibile, ecco perché.

Non accennano a placarsi le polemiche sul possibile uso di divisori in plexiglas per il rientro di settembre. Eppure, a ben vedere, si tratta di una semplice proposta, forse anche solo una provocazione. Che ha avuto un merito: quello di distogliere l’attenzione dai veri problemi della scuola prossima ventura. La Azzolina, d’altronde si sta dimostrando molto capace sotto questo aspetto. Come quando promette quattro miliardi di investimento nei prossimi mesi, proprio qualche minuto prima che il presidente del consiglio dicesse che ci sono difficoltà a reperire i fondi. D’altronde occorrerebbe immaginare davvero una classe con divisori in plexiglas, veri non come quelli proposti da un dirigente di Bergamo.

Basterebbe a questo punto fare un piccolo elenco degli eventuali problemi legati all’installazione. eccone un rapido elenco. Come fare entrare le braccia di un ragazzo alto 1.80 sul banco perimetrato dal plexiglass, quando queste, normalmente, sporgono di alcuni centimetri? Come tenere bloccato uno studente dentro un cubo? Il divisore sarà un alveare di germi (è il terminale dei: colpi tosse, starnuti, goccioline di saliva, ditate, ecc.) chi dovrà provvedere quotidianamente alla sanificazione di ogni postazione? Gli Ata? Certo, ogni giorno saranno impegnati a sanificare tutte le centinaia di metri quadrati di plexiglass. Che si aggiungono, ai banchi, alle sedie, alle maniglie di porte e finestre, ai bagni, e alle piastrelle di ceramica, una per una.

Basterebbero questi tre quesiti per far comprendere quanto l’ipotesi sia complessa. Eppure se ne parla ogni giorno, nel frattempo il tempo scorre e bisogna dar vita alla nuova scuola. E se non ci si riuscirà si ripartirà con la Didattica a Distanza che tante soddisfazioni ha dato alla Ministra. Ma nessuno potrà dire che non ci si è provato.

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