Didattica

La leggenda dei tre giorni della merla: la più bella filastrocca di Jolanda Restano da portare in classe

Tanto, tanto tempo fa
(non era nato neppure papà!)
ogni merlo aveva il piumaggio
bianco come un fior di maggio;
candido, puro, immacolato
come un giglio appena nato.

Poi un giorno accadde un fatto
che cambiò di colpo tutto!
Come andò questa faccenda
ve lo dice la leggenda
che se un po’ pazienza avrete
senza indugio ascolterete!

Mamma merla già lo sa
che a gennaio freddo fa,
che dal ciel scende la neve
bianca, soffice e assai lieve;
che d’inverno tutto ghiaccia:
mani, piedi e anche la faccia.

E cercando in ogni modo
di scaldare i figli e il nido,
scorge un tetto lì vicino
dove sbuffa un bel camino
da cui esce fumo nero,
ma calduccio per davvero.

Così insieme ai figlioletti
non svolazza più sui tetti,
ma fa un nido piccolino
proprio sopra a quel camino.
Ora il gel non è più cruccio:
la famiglia sta al calduccio!

Quando il gelo s’è chetato
ed il freddo se n’è andato,
mamma merla esce dal nido:
“Cra cra cra” e lancia un grido
“Ch’è successo al mio piumaggio?
Di guardar non ho il coraggio!”.

Ed inver non è più puro,
bianco e candido, ma scuro.
E la merla le sue piume
corre già a pulire al fiume.
Lava, lava per davvero
ma il piumaggio resta nero!

Da quel dì i merli tutti
sono nati inver sì fatti:
la leggenda dice il vero
col piumaggio solo nero!
Mai più bianchi come foglio,
solo neri come il petrolio.

Ma che importa? Restan belli
coi lor becchi tutti gialli!

di Jolanda Restano

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