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“Non siete figli di contadini”, si scusa la preside. E le scuse di chi l’ha presa di mira?

Si scusa la preside, ma chissà che non siano proprio coloro che l’hanno criticata a doversi scusare con lei. “Non siete figli di contadini”, la frase incriminata pronunciata dalla dirigente di un liceo di Messina che poi è diventata virale in un video fatto circolare in rete. La docente aveva chiesto agli alunni di partecipare alle spese della scuola con 50 euro all’anno, “meno di un caffè alla settimana”, aveva fatto notare la prof.

LA LETTERA

“Voglio esprimere il mio dispiacere per quanto sta accadendo.- ha detto la dirigente –  La parte di video che circola in rete in questi giorni, relativa al mio discorso, contiene due infelici espressioni che involontariamente ho utilizzato e che potrebbero aver offeso alcune famiglie. Non era assolutamente mia intenzione offendere nessuno. Io per prima sto male per tutto ciò e per l’immagine che la gente si e’ fatta di me”. Si scusa la preside Lilia Leonardi, preside del Liceo Seguenza di Messina, dopo la bufera sollevata da alcune frasi dette nel corso di una assemblea di istituto. “Ho sempre portato rispetto per ogni persona e per ogni tipo di lavoro- afferma – Il mio discorso non voleva sminuire nessuno e chi mi conosce lo sa.  Anche se ammetto che effettivamente possa apparire così, a causa della scelta infelice di alcuni paragoni e di questo mi scuso”.

GLI ATTACCHI

La preside era finita nell’occhio del ciclone dopo che per un video diventato virale sui social dove spiegava agli alunni il motivo della richiesta di un contribuito volontario delle famiglie per la scuola: “50 euro è un caffè a settimana sono certissima che le vostre famiglie si possono permettere di pagare perché questa è una scuola di alto prestigio… non è come le scuole di montagna, non siete figli di contadini”. Parole che hanno sollevato critiche da ogni parte nonostante le sue spiegazioni. Persino dal sindaco di Messina e dal sottosegretario del Miur, Peppe De Cristofaro.

E oggi si scusa la preside ritornando sull’argomento dicendo di essere dispiaciuta per quanto accaduto. “Nella mia esperienza di insegnante e poi di preside anche in scuole non di città ma di piccoli centri e di montagna – prosegue il messaggio della preside – ho incontrato studenti splendidi e famiglie davvero piene di valori. Io stessa provengo da una famiglia non ricca, che ha fatto sacrifici per farmi studiare, perciò non potrei mai venir meno al rispetto verso persone con le quali mi identifico.
Inoltre, sono stata preside, per anni, di un istituto professionale alberghiero e posso dire con orgoglio che ho lavorato con ragazzi pieni di passione e bravissimi nelle proprie materie di indirizzo. Conservo ancora nel cuore il loro ricordo. Mi dispiace, quindi, di non essere riuscita a far passare il pensiero che in realtà volevo esprimere”.

L’AFFONDO

Non ha mancato però la preside di sottolineare i motivi della sua richiesta. “Sono sempre preoccupata di non trovare i soldi per far funzionare la scuola, che necessita sempre di continui interventi che la Provincia non garantisce più da tempo. Ecco perché nel momento dell’iscrizione sono costretta a chiedere alle famiglie il contributo di 50 euro. Così come mi impegno quotidianamente a stimolare i miei ragazzi allo studio della lingua italiana, visto che l’invalsi ogni anno registra le differenze tra i risultati degli studenti del nord e quelli del sud, che risultano in posizioni peggiori”.

Le parole utilizzate dalla preside sono state – come lei stesso ha riconosciuto – probabilmente infelici. Eppure, quegli stessi personaggi politici che hanno criticato quelle frasi, prima ancora di attaccare, avrebbero dovuto forse fare prima un po’ di autocritica. È normale che nel 2020 una dirigente scolastica debba chiedere alle famiglie dei suoi studenti dei fondi extra per far funzionare la sua scuola? Non dovrebbe pensarci lo Stato? Più che le frasi, felici o infelici, il problema maggiore è questa incresciosa evidenza.

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