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INVALSI. Difficoltà con l’italiano? C’è chi le risolverebbe studiando il lombardo o il veneto

INVALSI. Parla Turi di Uil Scuola

Noi nutriamo una profonda invidia per tutti coloro hanno fede nella misurazione del ‘termometro Invalsi’ – esordisce così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, dopo la pubblicazione dei risultati dei test.

Noi abbiamo diffidenza.

Una delle ragioni che ci porta ad essere critici, viene dal modello dei test standardizzati: utilizzato anche dall’Ocse ha mostrato, nel tempo, che non si possono utilizzare modelli econometrici per misurare sistemi complessi come la scuola.
In sostanza – commenta Turi –non si può usare il sistema econometrico per misurare l’apprendimento dei ragazzi. Non solo, se vengono meno i parametri di partenza, viene meno il modello di rilevazione, e cade anche la piramide dei presunti risultati.

INVALSI, ELEMENTI DI CRISI

Gli elementi di crisi nascono dunque a partire dalla scelta del modello utilizzato: le rilevazioni di quest’anno mostrano un gap tra Nord e Sud. L’ottica con cui si guarda questi risultati è quello delle ‘performances’.
Si fa la classifica, bisognerebbe, invece, equilibrare gli interventi tra le zone dove ci sono i risultati migliori e quelle che fanno registrare le maggiori difficoltà.
Si dovrebbe decidere di investire nelle seconde mentre si pensa di fare il contrario.

Il problema che sottendono i dati dei test Invalsi è di natura socio economica. Dove c’è deprivazione economica e sociale ci sono esiti negativi dovuti ad elementi strutturali e lì bisogno investire, non punire. Viceversa in situazioni più solide, si hanno risultati migliori. Anche in questo caso le scelte da fare vanno nella direzione di recuperare gli investimenti in infrastrutture, anche quella immateriale, come la scuola. La scelta di dirottare le risorse al Nord viene da una lettura sbagliata della realtà.
In una società solidale si investe dove c’è necessità.

I test hanno evidenziato anche una difficoltà nella comprensione del testo: stiamo parlando dell’italiano – rilancia Turi. E’ la nostra lingua nazionale che andrebbe rafforzata mentre si vogliono portare i ragazzi a studiare il veneto o il lombardo. Un paradosso.

 

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