Opinioni

Oliva: “Ai nostri figli servono insegnanti migliori, non solo coprire posti di lavoro vacanti”

di Attilio Oliva – Corriere della Sera

Si succedono nelle ultime settimane notizie circa l’accordo siglato tra Miur e sindacati sull’ennesima assunzione in ruolo di docenti, quasi 50.000, attraverso un “percorso facilitato”. Altrettanti posti, appena poco prima, erano stati riservati alle maestre prive di titolo e già bocciate dal Consiglio di Stato, che il governo e i sindacati hanno voluto a ogni costo ripescare. C’è, in queste decisioni e nelle motivazioni che le sorreggono, un duplice errore: quello di mandare in cattedra persone non abbastanza vagliate (o solo autocandidate) e quello di mettere sullo stesso piano l’interesse, rispettabile, a un posto di lavoro e un altro interesse, quello di avere per i nostri figli gli insegnanti migliori.

DUE QUESTIONI SOCIALI

Quando due questioni sociali di questa rilevanza vengono in concorrenza, un ceto politico pensoso del domani non dovrebbe avere dubbi su quale privilegiare. Anche i nostri decisori non hanno avuto dubbi, ma purtroppo hanno scelto la soluzione del consenso facile e immediato, anziché quella dell’investimento sul futuro. Una volta, in casi come questo, era d’obbligo citare la cicala e la formica: oggi sembra che evocare il domani del Paese sia un atto di insensibilità nei confronti dei centomila precari che premono alle porte della scuola. Anche solo il mettere queste due esigenze sullo stesso piano sarebbe stato un errore.

DIMENTICARNE UNA

Dimenticarne totalmente una, e quella di maggior rilievo, appare politicamente miope oltre che eticamente imperdonabile. Non si tratta di un vizio specifico di questo governo: quelli precedenti avevano per lo più fatto cose simili. Come non ricordare lo svuotamento delle graduatorie dei precari, appena tre anni fa? Oltre settantamila immessi in ruolo in un colpo solo, senza nessuna prova? Almeno, in quel caso, si trattava di abilitati. Oggi, l’abilitazione viene conferita a prezzi di saldo, o addirittura gratis, per il semplice fatto di sottoscrivere una domanda. Per questa via, il miglioramento della scuola italiana (che ha il suo punto chiave nella qualità professionale dei docenti) può ancora attendere decenni, anche perché il precariato trae continuo alimento dalle supplenze e dai relativi punteggi.

CONTINUA A LEGGERE

Leggi qui altre notizie su OggiScuola

Seguici anche sulla nostra pagina social Facebook e sul profilo ufficiale Twitter

Articoli correlati

Back to top button