Opinioni

I voti non contano: “Il più grave errore che si possa fare è quello di confondere i risultati con i frutti”

“Non bisogna mai confondere i frutti con i risultati”. A porre questo discrimine, molto spesso sottovalutato da studenti e lavoratori, è il teologo e docente universitario Luigi Maria Epicoco, parlando ai ragazzi della Gioventù Francescana durante la loro formazione annuale ad Assisi.

Epicoco, comunicatore molto seguito e apprezzato sui social, in TV e in radio, è un sacerdote di 38 anni impegnato in prima linea nella formazione dei giovani. Da direttore della residenza universitaria San Carlo Borromeo all’Aquila, ha vissuto sulla sua pelle la tragica vicenda del terremoto in Abruzzo, occupandosi personalmente della ricostruzione per l’arcidiocesi.

Il presbitero, presente ad Assisi il 2 marzo scorso, viene invitato a sviscerare il tema del “discernimento” di fronte ai ragazzi della GiFra (acronimo per “Gioventù Francescana”). Il suo discorso, sulla differenza tra frutti e risultati, parte da un esempio concreto riguardante l’istruzione.

“Gesù dice una cosa chiara – spiega -e cioè che ‘dai frutti si riconosce l’albero’. Ma noi tendiamo a confondere i frutti con i risultati. Uno dice ‘ho fatto questa cosa e questi sono i risultati’. Ad esempio ‘ho preso 30 ad un esame’ viene considerato un risultato. Ma quali frutti ha portato questo risultato?” chiede il sacerdote.

 “San Paolo – prosegue Epicoco – dice che i frutti dello spirito sono pace, gioia, benevolenza etc. Se si applica questo ad ogni aspetto della vita si possono discernere i frutti di ogni azione. Se invece ciò che facciamo porta rabbia, invidia, frustrazione c’è qualcosa che non va”.

“Uno può anche dire ‘ho tutti 30 agli esami’ – chiarisce il presbitero – ma a chi importa se hai tutti 30 se poi i frutti nella tua vita non si vedono? E’ questo che fa la differenza

“C’è una donna con un figlio disabile – racconta – malato di una disabilità serissima che assorbe completamente la vita di sua madre. Vista da fuori, la sua vita può sembrare chiaramente infelice. Una volta mi sono permesso di chiederle ‘Ma tu sei felice?’. Questa persona mi ha guardato in faccia e mi ha risposto ‘Sì, tantissimo’”. Ecco il suo frutto, che è assai diverso dal risultato.

“Se noi guardiamo esternamente ci fermiamo a dire ‘poverina, ha un figlio disabile’. Ma come frutto – per quanto sia complicata la sua vita – c’è la felicità”.

“Al contrario – conclude Epicoco – possiamo avere tutto. Stipendio, una bella professione, la salute etc. ed essere profondamente infelici. Continuando, ad esempio, a spiare la vita degli altri, a paragonarla alla nostra. Essere frustrati, ripiegati su noi stessi. E’ questo che significa avere risultati, ma non avere frutti“.

In altri termini, i risultati raggiungibili in termini numerici, come i voti scolastici, universitari, valutazioni delle performance lavorative, reddito etc. sono tutt’altra cosa rispetto all’apporto che ognuna di queste cose dà alla vita di ognuno di noi. Il buon voto di un esame o di un compito ci dice solo che siamo stati in grado di rispondere ad una specifica sollecitazione esterna. Ma dentro di noi, quale frutto porterà quanto studiato?

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