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Non solo didattica: Insegnanti, lezione vivente di dignità e responsabilità

“L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla”, affermava il Presidente Sandro Pertini.

Sul rapporto tra scuola, lavoro e dignità ci confrontiamo con Ciro Silvestri, neosegretario generale del sindacato FISI,  responsabile del comparto  Scuola, e professore di Filosofia

Come ritiene si possa applicare il concetto di dignità al mondo della scuola?

Fare scuola non significa addestrare, fare scuola significa sviluppare la persona umana nella sua dignità. I due concetti sono quindi indissolubili.

La scuola è la comunità educante deputata a trasmettere alle nuove generazioni non solo conoscenze, abilità e competenze bensì i saperi alti e la capacità di saper discriminare la realtà. Gli insegnanti anche con il loro comportamento e il modo di essere rappresentano essi stessi una “lezione vivente” molto efficace per lo sviluppo delle coscienze dei giovani cittadini di domani.

Gli insegnanti dovrebbero attingere all’essenza della loro professione ed essere in primis cittadini difensori della dignità e della libertà di insegnamento sanciti dalla Costituzione. Condizione fondamentale per la realizzazione della democrazia è infatti lo sviluppo di un processo educativo libero e condiviso. La cultura non può essere precaria e soggetta a condizioni.

“Non può esserci società democratica se non con una scuola democratica, che educhi i giovani al significato profondo della partecipazione, della socialità e della corresponsabilità” affermava il filosofo e pedagogista statunitense John Dewey (“Democrazia ed educazione”, 1916). Il pedagogista evidenziava un concetto fondamentale e quanto mail attuale: “l’interesse comune tra governanti e governati non si fonda, come nei regimi dispotici, sulla paura, ma sulla libera interazione tra i gruppi sociali”.

Personalmente, credo che il confronto e la partecipazione ai processi democratici dal basso sia imprescindibile in una democrazia che sia tale e ciò si impara sin dai banchi di scuola. I cittadini, i lavoratori, gli studenti dovrebbero contribuire a delineare il proprio presente e futuro e non essere spettatori passivi e fruitori di visioni della società precostituite e imposte dall’alto.

In questa visione come si inserisce la digitalizzazione della Scuola 4.0 promossa dal Ministero?

Non siamo dei nostalgici, la tecnologia al servizio dell’uomo è senza dubbio progresso e civiltà. Non è plausibile, tuttavia, l’asservimento dell’uomo alla tecnologia e l’utilizzo della stessa per disintegrare la società.

Il digitale dovrebbe essere uno strumento integrativo a disposizione di docenti e studenti a garanzia della libertà di insegnamento e della libertà di apprendimento. Non deve assolutamente diventare uno strumento obbligatorio sostitutivo della scuola e addirittura mettere in discussione il ruolo degli insegnanti.

La classe è la “cellula viva” del sistema scuola come Comunità; non si può pensare di stravolgere questi fondamenti per venire incontro ad istanze di stampo aziendalistico tecnocratico.

La scuola non è e non deve essere né una fabbrica né tanto meno un social, i docenti non sono e non devono essere degli influencers nell’accezione negativa di indottrinatori. Il ruolo della scuola non dovrebbe essere quello di omologare attraverso l’accumulo di nozioni e tecniche. I docenti hanno il compito di stimolare e accrescere il senso critico degli studenti, la loro capacità di discernere autonomamente, di saper leggere e interpretare la realtà. La scuola democratica insegna anche il confronto con gli altri e l’accettazione dei pensieri differenti nell’ambito di una relazione affettiva, base dell’apprendimento e dalla quale non si può prescindere.

Il mondo della scuola, con i suoi limiti e aspetti da innovare e migliorare, rimane il luogo fondamentale di ogni Stato Democratico e, dunque, un bene da difendere con assoluta fermezza. Come docenti abbiamo una grossa responsabilità e se vogliamo evitare che tutto ciò accada, è indispensabile che la professione docente torni a essere una vera Professione Intellettuale. È assolutamente necessario che tutti facciano qualcosa per impedire il capovolgimento di un paradigma fondamentale: “la tecnologia al servizio dell’uomo e non viceversa”.

Non solo insegnanti, ma anche studenti, genitori, cittadini, tutti dovrebbero partecipare ad un dibattito costruttivo che individui la rotta della scuola oggi; nessuno può sostituirsi alla società civile, ignorarne i valori e i diritti fondamentali, per altri fini lontani dagli alti scopi educativi della scuola. Nessuno deve intaccare il futuro delle future generazioni che hanno diritto di studio e lavoro e di preservare la dignità di uomo (cit. Calamandrei).

Quale ruolo può svolgere il sindacato oggi per la tutela della dignità del lavoro?

Crediamo come sindacato nel concetto di lavoro espresso nella nostra Costituzione, sin dall’art. 1 che fonda la Res-pubblica sul lavoro e all’art. 34 si pone specificamente l’obiettivo della rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana. Calamandrei aveva ben espresso questo concetto affermando che la dignità del lavoro significa «possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo » (P. Calamandrei, Lo Stato siamo noi…).

Il nostro sindacato cerca di dare valore e significato reale alle parole a partire dall’etimologia di sindacato – dal greco syn insieme dike giustizia. Ci adoperiamo concretamente per tutelare la dignità dei lavoratori che sono innanzitutto esseri umani e in quanto tali non assoggettabili a umiliazioni e ricatti.

Abbiamo fatto già tante battaglie negli ultimi anni quando tutti hanno girato il capo di fronte alla sospensione dei diritti fondamentali, compreso il diritto al lavoro.

È necessario tornare al senso delle parole, non compromettere l’essere umano significa per noi, quindi, salvaguardare la dignità umana come lavoratore, studente,  insegnante anche precario.

Come Sindacato innovativo intendiamo tutelare tutti i lavoratori da questo pericolo e dare voce a chi non ha voce. Ci rivolgiamo a tutte le categorie, non solo gli insegnanti e il personale della scuola.

Ci rivolgiamo a tutti coloro che in questi anni hanno perso la fiducia sul valore che la rappresentanza sindacale può avere per la tutela del lavoro e la dignità umana.

Siamo sempre aperti a confronti con la società civile.

Per maggiori informazioni è possibile contattare: info@fisindacato.it  oppure collegarsi al sito www.fisisindacato.it

Teresa La Marca

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