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Blocco Studentesco: nessuno si merita questa scuola. Sit-in nel piazzale dell’Ufficio Scolastico di Roma

Roma, 11 novembre – Questa mattina studenti romani e della provincia guidati dal Blocco Studentesco hanno occupato con un sit-in di protesta il piazzale antistante l’ufficio scolastico della città metropolitana di Roma.
Una protesta che ha voluto portare all’agitazione gli studenti che tutti i giorni vivono la drammatica situazione della scuola: crolli e fatiscenza, gli ultimi casi al Liceo Ripetta e alla succursale del Rossellini; continui tagli e nuovi accorpamenti annunciati dal Ministero come una manna dal cielo; un’alternanza scuola-lavoro che continua a non rispondere ad alcun criterio di giustizia.
“Con la scelta del Ministero dell’Istruzione di proseguire sulla strada degli accorpamenti – inizia la nota del Blocco Studentesco – si rende palese la scelta di insistere su un metro d’istruzione puramente quantitativa, a discapito di qualità ed investimento di lungo periodo. Il risultato sarà ovviamente classi più affollate dove si creerà più che un clima di studio e confronto, quello di semplice controllo da parte dei docenti che dovranno gestire nello stesso tempo più studenti, togliendo di fatto attenzione alle necessità dei singoli. Per di più, si va incontro ad un potenziale disastro: più studenti dentro strutture fatiscenti con sempre meno personale a causa della costante mancanza di fondi. Il distacco delle finestre al Rossellini e al Ripetta sono solo l’ultimo caso di una vera e propria emergenza nazionale che continua ad essere ignorata: un’emergenza trasversale che investe anche scuole inferiori ed università su tutto il territorio italiano”.
“Il Ministro Giuseppe Valditara – continua la nota – ha esaltato queste scelte che si sposano in pieno con le linee dell’Unione Europea sui fondi del PNRR, ma si renderà colpevole di un ennesimo bagno di sangue dopo quelli inaugurati dal governo Berlusconi quater: la legge di bilancio 2024 infatti prevede che il numero minimo di studenti necessario per mantenere in vita una scuola non sia inferiore a 900.
È una scelta omicida, sia per l’evidente crisi demografica su cui il Governo continua a tergiversare, sia perché nelle Regioni e territori più disagiati, con un’incidenza più bassa di popolazione, il numero oltre che a risultare irraggiungibile per moltissimi plessi, farà perdere capillarità sul territorio. La sua scuola del merito, quella dei valori democratici ed antifascisti, rischia di crollare ancora prima della sua carica”.
“Entro il 2027 in tutto il Lazio ci saranno 53 scuole in meno. – conclude la nota – La logica del ‘risparmiare per investire’ non ha più nessuna ragion d’essere, ma soprattutto non si può immaginare di tagliare le scuole per salvarle: è semplicemente illogico. La scuola si conferma ancora il luogo prediletto da ogni governo per mettere i conti in salvo lasciando intatti, per esempio, i grandi fondi speculativi e i grandi capitali finanziari che depredano di lavoro e ricchezza i nostri territori: la soluzione non è la decrescita, ma tornare a costruire comunità scolastiche forti con un preside ogni seicento studenti così che nelle strutture si possa tornare a respirare e ridare dignità all’educazione, valorizzando veramente il singolo e le sue potenzialità.
Non ci si può più nascondere dietro bilanci e conti in rosso: intervenire ora prima che sia troppo tardi, perché questa scuola così come la stanno trasformando non se la merita proprio nessuno”.

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