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Scuola cattolica licenzia docente incinta prima del matrimonio. Il tribunale conferma per violazione del codice etico

Il caso

Una professoressa di una scuola cattolica del New Jersey è stata licenziata nel 2014 perché incinta prima del matrimonio. La donna, Victoria Crisitello, aveva rivelato la sua gravidanza alla preside della St. Theresa School, che l’aveva allontanata dall’istituto per averne violato il codice etico. La professoressa aveva fatto ricorso in tribunale, sostenendo che il suo licenziamento era discriminatorio, in quanto basato sulla sua gravidanza e sul suo stato civile. Tuttavia, la Corte Suprema del New Jersey ha dato ragione alla scuola, affermando che le istituzioni religiose hanno l’autorità di prendere decisioni relative al personale in conformità con i loro principi religiosi.

Il codice etico

La professoressa, che era stata assunta nel 2011, aveva firmato un documento in cui dichiarava di accettare il Codice etico della scuola, che richiedeva l’adesione agli insegnamenti cattolici, incluso l’astenersi dal sesso pre-matrimoniale. La professoressa, descritta come una “cattolica praticante” nei documenti del tribunale, ha infranto il codice etico che aveva firmato quando è stata assunta dalla scuola e dunque il tribunale le ha dato torto.

La sentenza

La sentenza della Corte Suprema del New Jersey si basa sul principio della “ministerial exception”, che esclude i dipendenti delle istituzioni religiose dalle leggi antidiscriminatorie federali e statali. Questo principio è stato riconosciuto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2012, nel caso Hosanna-Tabor Evangelical Lutheran Church and School v. Equal Employment Opportunity Commission. Secondo questo principio, le istituzioni religiose hanno il diritto di scegliere i propri ministri senza interferenze dello Stato. La Corte Suprema del New Jersey ha esteso questo principio anche ai dipendenti delle scuole religiose che non hanno un ruolo ministeriale, ma che sono tenuti a seguire i valori e le dottrine della fede professata dalla scuola.

Le reazioni

La sentenza ha suscitato diverse reazioni da parte degli esperti e dei commentatori. Alcuni hanno sostenuto che la sentenza è una vittoria per la libertà religiosa e per il diritto delle scuole cattoliche di mantenere la propria identità e missione educativa. Altri hanno criticato la sentenza come una violazione dei diritti umani e delle norme antidiscriminatorie, sottolineando che la professoressa è stata punita per una scelta personale e privata che non influisce sulla sua capacità di insegnare. Altri ancora hanno sollevato il problema della disparità di trattamento tra uomini e donne nelle scuole cattoliche, evidenziando che le donne sono più esposte al rischio di essere licenziate per motivi legati alla loro vita sessuale e riproduttiva.

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