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Guerra Ucraina, Unicef: “Come raccontare il conflitto ai bimbi”

“I bambini guardano sempre ai genitori per avere un senso di sicurezza e protezione. Soprattutto in tempi di crisi”. Come raccontare la guerra ai bimbi? Ecco 8 preziosi consigli dell’Unicef.

1. PROTEGGIAMOLI NELLA PRIMA INFANZIA

“Nella prima infanzia, bambine e bambini dovrebbero essere protetti dalla visione di immagini violente e dalle narrazioni di vicende dolorose di cui è molto difficile la comprensione. Non dovrebbero mai essere lasciati soli di fronte alla televisione, né ad un PC o un cellulare.

2. ESPONIAMOLI AD INFORMAZIONI CHE POSSONO COMPRENDERE E LIMITIAMO LE ALTRE

Di fronte ad una crisi umanitaria di tale gravità, è molto importante attenzionare l’accesso alle fonti e l’utilizzo di internet e dei social. È utile proporre di condividere le informazioni, e valutarne insieme l’attendibilità.  Chiedere in modo semplice ai propri figli cosa provano e come si sentono. Non esprimere giudizi sulle loro emozioni e sentimenti, non deriderli, né minimizzare ciò che esprimono.

Con bambine e bambini tra i 6 e i 10 anni può essere di supporto utilizzare un libro, un racconto, un cartone animato, un silent book da leggere insieme, per permettere loro di riconoscersi nelle emozioni dei personaggi e legittimare paure, ansia, disorientamento, dolore.

È importante non minimizzare o respingere le loro preoccupazioni. Se pongono una domanda che potrebbe sembrare estrema, come “moriremo tutti?”, rassicurali che non accadrà, cercando di capire cosa hanno sentito e perché sono così preoccupati, in modo da poterli meglio rasserenare.

3. PRESTIAMO ATTENZIONE ALLE CARATTERISTICHE DELLA LORO ETÀ E A CONTENERE LE NOSTRE PAURE

Bambine e bambini hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo nel mondo, ma gli adulti hanno la responsabilità di proteggerli dall’angoscia.

Ricordiamoci che nelle diverse fasi del percorso di crescita i nostri figli hanno competenze diverse e per questo è importante utilizzare un linguaggio adatto all’età, osservare le loro reazioni ed essere attenti al loro livello di ansia.

È normale anche per i genitori sentirsi tristi o preoccupati per quanto sta succedendo. È importante, però, ricordare che i bambini percepiscono profondamente le emozioni degli adulti di riferimento, anche e soprattutto quando queste sono dissonanti rispetto a ciò che dichiarano con le parole. Cerchiamo, perciò, di contenere le nostre paure e di non condividerle con i nostri figli come se si trattasse di amici o persone adulte. Parliamo con calma e prestiamo attenzione al linguaggio del nostro corpo e all’espressività della nostra comunicazione.

Per quanto possibile, rassicuriamo i bambini che sono al sicuro da qualsiasi pericolo.

4.DIFFONDIAMO COMPRENSIONE, COMPASSIONE E DISPONIBILITÀ VERSO GLI ALTRI

Il conflitto può spesso portare con sé pregiudizio e discriminazione, sia nei confronti di un popolo che di un paese. Quando parliamo con i bambini, evitiamo l’utilizzo di semplificazioni e di etichette come “persone cattive” o “malvagi” e cogliamo invece l’opportunità di riconoscere ovunque e in ognuno l’umanità e la sofferenza e di incoraggiare la compassione, come per le famiglie costrette a fuggire dalle loro case.

Anche se un’emergenza colpisce un paese lontano può alimentare la discriminazione accanto a noi. Facciamo attenzione che i nostri figli non subiscano o contribuiscano al bullismo.

5. CONCENTRIAMOCI SU CIÒ CHE È POSSIBILE FARE

È importante che i bambini sappiano che le persone possono scegliere di aiutarsi a vicenda con atti di coraggio e gentilezza. Cerchiamo vicende positive, come le storie dei soccorritori che assistono le persone o dei giovani che chiedono la pace.

Sosteniamo i nostri figli se mostrano il desiderio di partecipare ad azioni positive, come scrivere o disegnare ciò che sentono per condividerlo con la propria classe, o aderire ad una raccolta fondi o ad una petizione. Il senso di fare qualcosa, non importa quanto piccolo, può spesso portare grande conforto. In momenti di difficoltà, proporre giochi, attività o progetti da condividere – differenti in relazione alle diverse fasce di età – può essere di grande aiuto per contribuire al benessere dei nostri figli.

Con bambine e bambini leggere storie e, a partire da queste, fantasticare insieme, disegnare, narrare nuovi epiloghi, immaginare incontri ed avventure accresce la vicinanza e consolida la relazione affettiva.
Con ragazze e ragazzi proporre attività fisiche, come passeggiate nella natura, o visite in luoghi che a loro piacciono, andare insieme ad un concerto o al cinema può contribuire a mantenere forte la percezione del legame e accrescere il sentimento di protezione e tutela.

6. FACCIAMO ATTENZIONE A CHIUDERE LE CONVERSAZIONI NEL MOMENTO APPROPIATO

Al termine di ogni momento di dialogo e confronto, è importante assicurarsi che i nostri figli non vivano uno stato di angoscia.

Cerchiamo di valutare il loro livello di ansia osservando il loro linguaggio del corpo, il loro respiro, ascoltando il loro tono di voce. Ricordiamo loro che siamo lì per ascoltarli e sostenerli ogni volta che si sentono preoccupati e che li amiamo profondamente.

7. CONTINUIAMO A PRESTARE ATTENZIONE AI COMPORTAMENTI, ALLE PAROLE E AI SILENZI DEI NOSTRI RAGAZZI

Col perdurare dell’emergenza, è importante continuare a porre attenzione ai nostri figli, per capire come stanno e se hanno nuove domande o cose di cui vorrebbero parlare con noi.
Se nostro figlio sembra preoccupato o ansioso per ciò che sta accadendo, facciamo attenzione a eventuali cambiamenti nel modo in cui si comporta o si sente, come l’insorgere di mal di stomaco, mal di testa, incubi o difficoltà a dormire.

I bambini hanno reazioni differenti agli eventi avversi e alcuni segni di angoscia potrebbero non essere così evidenti. I più piccoli possono diventare più bisognosi della vicinanza dei genitori, mentre gli adolescenti potrebbero mostrare intenso dolore o rabbia.

Queste reazioni possono durare solo per un breve periodo e sono normali risposte a eventi stressanti. Se persistono per un periodo di tempo prolungato, nostro figlio potrebbe aver bisogno del supporto di uno specialista.

8. PRENDIAMOCI CURA DI NOI

Saremo in grado di aiutare meglio i nostri figli se avremo cura di noi, delle nostre emozioni, di ciò che proviamo e sentiamo, Bambine, bambini, ragazze e ragazzi percepiscono la nostra risposta emotiva di fronte alle notizie e lo scarto tra ciò che sentiamo e ciò di cui vorremmo convincerli. Ci può aiutare, quindi, essere calmi e non perdere il controllo di noi stessi”.

 

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