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Coronavirus, sì a bar, ristoranti, palestre e viaggi per chi ha avuto il vaccino

Rivediamo le regole e affidiamo a chi ha avuto la dose la ripresa dell’economia e della vita normale.

Coronavirus, sì a bar, ristoranti, palestre e viaggi per chi ha avuto il vaccino. L’immunologa Antonella Viola lancia la sua proposta per un rilancio dell’economia in piena epidemia. Ecco quanto scrive sulle pagine di Corriere.it. “Dopo alcuni giorni decisamente complicati che hanno rallentato la campagna vaccinale, si riparte adesso a pieno ritmo, forti anche delle maggiori dosi e dei nuovi vaccini in arrivo. Se fino ad ora il fattore limitante nella vaccinazione della popolazione è stato rappresentato dalla scarsità di dosi, a breve questo problema non ci sarà più.

In questo scenario di ampia disponibilità di dosi e vaccini due problemi potrebbero rallentarci: una strategia inadeguata o la scarsa adesione dei cittadini. Per quanto riguarda il primo punto, il Commissario straordinario per l’emergenza Covid 19 Figliuolo sembra avere le idee chiare e la situazione sotto controllo. La macchina organizzativa dovrebbe riuscire a vaccinare 500 mila persone al giorno a partire dalla seconda metà di aprile. Naturalmente tutti ci auguriamo che le cose andranno esattamente così.

Al momento la situazione è però poco rassicurante, vista la gran parte della popolazione italiana fragile ancora non vaccinata. Un cambio di strategia da questo punto di vista è essenziale: se vogliamo ridimensionare questa infezione e renderla compatibile con una ripresa delle nostre abitudini e dell’economia è necessario dare priorità ai più fragili, cosa che finora non abbiamo fatto”.

Gli anziani «dimenticati»

Ecco che, mentre i miei studenti di dottorato poco più che ventenni sono stati già vaccinati nei giorni scorsi, i miei genitori di 86 e 78 anni non sono ancora protetti. Questa incapacità di identificare le giuste priorità nella scelta di chi proteggere ci costerà cara in termini di morti e di tempo richiesto per tornare alla normalità. Finché si potranno ammalare i soggetti più fragili, non svuoteremo gli ospedali e continueremo a chiedere sacrifici agli italiani.

Il secondo aspetto che necessita di una nuova strategia riguarda la promozione dell’adesione degli italiani alla campagna vaccinale. Finora abbiamo puntato sulla paura, dicendo che solo attraverso il vaccino si possono evitare le conseguenze gravi di Covid 19. Questo è giusto ma potrebbe non essere sufficiente. Perché allora non motivare gli italiani con delle azioni concrete? I dati raccolti nei vari paesi in cui le vaccinazioni anti-Covid sono più diffuse ci mostrano un netto calo del numero di contagi.

Questo non ci sorprende: se è vero che, una volta vaccinati, con diverse probabilità a seconda del tipo di vaccino che riceviamo, possiamo ancora infettarci se entriamo in contatto stretto col virus, d’altro canto è altamente improbabile che una persona vaccinata possa contagiare”.

La proposta

Perché quindi non permettere a chi ha completato il ciclo di vaccinazioni di riprendere una vita normale? L’Europa sta pensando a un passaporto vaccinale che consenta a chi è protetto di spostarsi liberamente; negli Stati Uniti chi è vaccinato può evitare la quarantena se entra in contatto con positivi, non deve fare il tampone e può incontrare altre persone senza utilizzare la mascherina (a meno che non incontri persone a rischio o non frequenti luoghi affollati).

Non sarebbe dunque questa la migliore motivazione per spingere gli italiani ad aderire alla campagna di vaccinazione? Rivediamo le regole per chi è vaccinato: basta tamponi e quarantena (a meno che non ci siano sintomi), libertà di spostamento tra regioni, possibilità di non usare la mascherina all’aria aperta, accesso a musei, bar, ristoranti e palestre. Iniziamo immediatamente a programmare quello che tra poche settimane diventerà un’esigenza, perché saranno proprio i vaccinati a poter rilanciare l’economia del paese”.

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