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Lezioni da casa anche per figli di personale sanitario e key workers: i lavoratori non ci stanno

Con la nota del 7 marzo il Ministero dell’Istruzione ha chiarito la questione che riguarda la possibilità di frequentare le lezioni in presenza per alcune categorie di studenti, là dove sono sospese per un alto rischio epidemiologico.

La nota ha stabilito che i figli del personale sanitario e di altre categorie di lavoratori “essenziali” non possono godere della possibilità di seguire le lezioni in presenza.

Successivamente, sono intervenute le singole Regioni e gli Uffici Scolastici Regionali. Questi hanno diffuso delle note di chiarimento che confermano quanto appena detto sopra.

L’USR regionale per l’Emilia Romagna, per esempio, ha pubblicato la nota scaricabile scaricabile qui in cui si evidenzia che “resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.

Anche dall’Agenzia di informazione della Giunta regionale toscana arrivano chiarimenti in merito: “non sono previste deroghe per attività a favore dei figli di lavoratrici e lavoratori dei cosiddetti servizi essenziali”.

Anche altre Regioni stanno provvedendo a diffondere informazioni in merito per esprimere con più chiarezza le misure previste dal Ministero.

Le deroghe alla didattica a distanza sono previste solo per l’uso di laboratori e per studenti disabili o con bisogni educativi speciali.

È facile immaginare il malcontento che tutto questo ha generato tra medici, infermieri e tutti i key workers che durante tutta la pandemia non hanno mai smesso di lavorare.

Monica Bettonagli, dirigente medico del pronto soccorso alla Fondazione Poliambulanza Brescia, ha voluto esprimere il suo dissenso parlando al Sole 24 Ore. Da ormai un anno la dottoressa svolge il suo lavoro con enorme pressione, adeguandosi anche a tutte le difficoltà organizzative che derivano da decreti del ministero e della Regione. Adesso si chiede “al personale sanitario italiano, sfiancato da un anno di emergenza, di farsi carico di nuovo e a tempo indeterminato della gestione dei propri figli in ambito extrascolastico, mantenendo contemporaneamente il proprio ruolo in trincea”. L’aspetto più complesso riguarda il fatto che “trovandoci in condizioni di emergenza, non è neppure pensabile di usufruire di congedi parentali che metterebbero in ginocchio il sistema sanitario tutto”.

È sottinteso l’appello a ripristinare quanto previsto dalla Nota n. 1990 del 5 novembre 2020, secondo la quale andava garantita la frequenza della scuola in presenza agli alunni figli del personale sanitario e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali.

 

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