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Dpcm Draghi: novità scuola, l’annuncio di Miozzo. Ministri divisi, l’idea di Bianchi

Si è accesa una discussione tra rigoristi e aperturisti. Decisione rinviata a domani.

Dal prossimo 6 marzo le scuole in zona rossa resteranno chiuse: lo ha annunciato il capo del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo. In attesa dell’uscita del primo Dpcm  di Draghi, con regole estese fino a dopo Pasqua, c’è la sensazione che siano tutti d’accordo.

Spaccatura dei ministri, invece, sulla zona arancione e arancione rinforzato? E’ questo il nodo che divide i ministri del Governo, riuniti ieri. Secondo i bene informati, il Governo avrebbe recepito le indicazione del Cts sulla chiusura di tutti gli istituti in zona rossa e sul criterio di ulteriore chiusura, a livello locale, se si raggiungono 250 casi ogni 100mila abitanti anche nelle regioni non rosse.

A creare la spaccatura è l’idea di mettere tutti in dad anche nelle fasce arancioni, sempre più numerose in un Italia alle prese con le varianti.

In attesa della decisione, oggi la cabina di regia si aggiorna a partire dalle 9.30 con altri passaggi con le ragioni prima della firma del Dpcm.

Rigoristi e aperturisti

In più, nella cabina di regia si sarebbe accesa una discussione tra chi, tra i ministri, è favorevole alla chiusura solo delle scuole e chi, invece, sostiene la necessità di chiudere anche negozi e centri commerciali. I rigoristi obiettano che non ha senso allontanare il contagio dalle classi e permettere ai ragazzi magari di assembrarsi nelle vie dello shopping, ma l’ala degli aperturisti batte sul tasto dell’economia. In particolare i ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, nonché il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, sarebbero sulla stessa linea: che senso ha chiudere le scuole in area arancione quando si tengono aperti i centri commerciali, ad esempio? Prima di decidere strette in questa direzione, allora vanno chiusi altri possibili ‘rubinetti’ di contagio, il ragionamento che prende piede al tavolo con Draghi.

Intanto . scrive Quotidiano.net si accresce il numero delle scuole che chiudono. La sindaca di Ancona Valeria Mancinelli annuncia: “Da domani 2 marzo fino a domenica 14 sono sospese le attività didattiche in tutte le scuole di ogni ordine e grado, scuole d’infanzia e nidi compresi, pubbliche e private”. Tranne che nel capoluogo delle Marche, per adesso, in tutte le altre situazioni la scuola resta in presenza come già stabilito dai provvedimenti in vigore: in presenza per gli alunni dell’infanzia, delle elementari e delle medie mentre per quelli delle superiori è pervista la didattica in presenza almeno al 50% e fino ad un massimo del 75%.

Il ministro dell’Istruzione Bianchi

La via è bandire nuovamente la socialità dunque per puntare sulla sicurezza, perché, ha spiegato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, “il virus sta riprendendo quota anche per queste varianti che toccano anche i nostri bambini. Noi siamo pienamente responsabili e siamo certi che con l’aiuto di tutti ancora una volta porteremo avanti questo nostro Paese anche al di là di questa emergenza”.

Prof, vaccinazioni a rilento

Tuttavia per rendere la scuola un luogo sicuro bisogna incrementare le vaccinazioni dei docenti, oggi arrivate a quota 150mila. “Troppo poche, si va a rilento”, attacca Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “150mila somministrazioni su 800mila docenti che, sommati agli Ata, arrivano a un milione, sono un po’ pochine”. E aggiunge: “Non penso che si debba necessariamente interrompere la didattica ma se ci sono le varianti e molte classi sono in quarantena, allora significa che teniamo aperte le scuole solo per una questione di facciata”. Infine c’è il capitolo congedi e sostegno alle famiglie.

Permessi ai genitori

“Sono già a lavoro per poter ripristinare quegli strumenti necessari per sostenere le famiglie in qualsiasi caso le scuole vengano chiuse: congedi parentali straordinari retribuiti e il diritto allo smart working – garantisce la ministra alle Pari opportunità Elena Bonetti – Stiamo studiando anche una misura ad hoc per i lavoratori professionisti, per le partite Iva” altrimenti “si andrebbe a dare un carico eccessivo alle famiglie” in modo “da evitare, ciò che è già avvenuto”, ovvero “un aggravio sul lavoro femminile”.

 

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