AperturaCopertinaNewsPRIMO PIANOULTIMEUncategorized

Scuola Campania, docenti Pansini scrivono a Mattarella e Governo: “Rientro in sicurezza o meglio DAD”

Lettera degli insegnanti del liceo vomerese: La didattica al 50% non funziona, si chiede troppo all'insegnamento"

Scuola in Campania, ancora proteste e tante problematiche. I docenti del liceo classico Pansini di Napoli, nel quartiere Vomero, scrivono al presidente della Repubblica Mattarella e al presidente del consiglio Giuseppe Conte e la ministra dell’istruzione Azzolina e al presidente della Regione De Luca, all’assessora regionale Lucia Fortini e al sindaco di Napoli De Magistrs: “Se non riesce a garantire il 100% e in sicurezza, meglio la Dad”. Questo il succo della missiva, sintetizzata dal quotidiano “La Repubblica”.  I docenti contestano la decisione di far tornare l’1 febbraio gli studenti delle superiori in presenza al 50%: “Chi ha preso questa decisione non sa di cosa si sta parlando”

DOCENTI PANSINI E LA DIDATTICA A DISTANZA

“Metà dei ragazzi – si legge –  sarebbe a casa.  All’indomani della conversione in Dad, il corpo docente si è subito attrezzato per utilizzare le nuove tecnologie, per ripensare la didattica alla luce del medium informatico, nelle scuole si è lavorato come forsennati per elaborare nuove disposizioni didattiche e darsi differenti e più performanti strumenti di lavoro.

Qualcuno dovrebbe dunque spiegarci perché si è preteso un simile sforzo. Visto che la didattica 50-50 oggi vigente lo contraddice in toto. Imponendo di fatto al docente (che è uno, non doppio, vorremmo ricordarlo) di rivolgersi nelle stesse modalità a chi è in classe e chi è a casa. La didattica 50-50 semplicemente non funziona. Colloca gli studenti in una condizione di disparità di accesso alla didattica. A cui il docente realisticamente non può (e metodologicamente non deve) far fronte”.

SCUOLA CAMPANIA, PANSINI: “DECENNI CHE ASSISTIANO A TAGLI ALL’ISTRUZIONE”

Gli insegnanti dell’istituto vomerese ricordano che “la scuola di Stato era sull’orlo del collasso ben prima della crisi pandemica. Che ha avuto il solo ma ineludibile pregio di acuirne e renderne più visibili le criticità. Sono decenni che assistiamo ai tagli all’istruzione. Decenni che andiamo avanti non grazie, ma nonostante le “riforme della scuola”. Che hanno riformato poco, ma hanno distrutto tanto”.

“Bisognava essere consapevoli di questo quando la pandemia ci ha raggiunto e muoversi di conseguenza. Sarebbe stato necessario ricordare – evidenziano – che moltissime scuole non hanno edifici né sistemi di areazione a norma, che non hanno riscaldamenti efficienti.

Né personale sufficiente, che le classi contano anche 27 alunni e le aule sono ridicolmente piccole. Che i ragazzi non si materializzano nel banco mediante un tubo catodico. Ma sono quotidianamente costretti a raggiungere gli istituti stipati come bestie in autobus o vagoni-metro sempre insufficienti. Che nei bagni mancano persino sapone e carta igienica”. I docenti sottolineano “con fermezza che la Dad è stata, è e deve restare una misura emergenziale. Volendo con ciò stroncare sul nascere ogni malsana tentazione di metterla a sistema. Eppure, malgrado questo, non vediamo quale altra opzione ci sia al momento”.

Articoli correlati

Back to top button