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Paura del Covid, studenti cinesi di Prato non tornano in classe. Colpa degli italiani?

Paura del contagio e difficoltà con la lingua. I professori: "Tornate a scuola"

Tiene banco a Prato la storia degli studenti cinesi – che sono in grande numero nella città alle porte di Firenze –

che non vogliono tornare a scuola.

Nel secondo lockdown molti di loro hanno smesso di frequentare le superiori. E per questo 43 professori hanno deciso di fare un vero e proprio appello agli studenti e alla comunità cinese: «Tornate a scuola».

In una lettera aperta rivolta alla comunità orientale gli insegnanti si dicono «fortemente preoccupati» per le numerose assenze degli alunni cinesi durante questa fase della pandemia.

Da qui l’invito a valutare, pur nel rispetto della naturale paura per il contagio, l’aspetto formativo per il futuro dei ragazzi. Ecco quanto si legge nella missiva promossa da Francesco Giura, Francesca Fabeni, Cristiana Landi, Chiara Breschi.

«Da quando è iniziata la seconda ondata moltissimi di questi ragazzi hanno smesso di frequentare la scuola, soprattutto alle superiori. Alcuni di loro hanno cercato di recuperare con le video-lezioni da casa, ma le difficoltà con la lingua italiana sono aumentate, perciò tanti hanno abbandonato anche questa modalità».

«Cari ragazzi, la scuola o è dal vivo, in presenza, coi nostri corpi e le nostre voci, anche se coperte dalle mascherine, o non è vera scuola. Quello che state perdendo è troppo importante per la vostra vita adesso e per il vostro futuro, e aggiungiamo, per il futuro del nostro territorio e dell’Italia. Tornate a scuola – conclude la lettera – o almeno discutiamone insieme, cerchiamo soluzioni efficaci anche nella difficoltà».

Il problema della frequenza degli studenti cinesi riguarda anche i bambini di elementari e medie. Dai risultati di un sondaggio venne fuori che il 90 per cento dei genitori cinesi di Prato si era detto preoccupato e contrario al ritorno in classe.

Questo perchè secondo loro gli italiani non stanno attenti e non rispettano le regole e dunque è problematico far tornare i bambini senza rischi. Un bambino cinese su tre, per questo, non era tornato a scuola.

 

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