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Scuola, non punite gli studenti fragili

Un articolo su "La Repubblica" dell'ex rettore Trombetti invita ad aiutare gli alunni più deboli alla ripresa della didattica in presenza

Il ritorno in aula, ma anche un plauso alla Dad. Nonostante tutto la didattica a distanza non è da buttar via: ha consentito, grazie all’impegno di tutti (docenti, studenti e genitori) pur con tutti i suoi limiti la continuità nell’apprendimento. L’articolo su La Repubblica di Guido Trombetti , ex rettore della Federico II e professore Professore emerito di Analisi matematica all’ateneo federiciano, è un’analisi lucida  sul momento della scuola,

“L’ultimo Dpcm – si legge  contiene una notizia davvero bella. Fissa finalmente la data di ritorno in aula per le scuole di ogni ordine e grado. A gennaio si torna dunque all’insegnamento in presenza. Con tutte quelle positività che genera la vita in classe come luogo principe per i ragazzi di intreccio di rapporti umani. Di stimolo alla crescita individuale. Di risoluzione dei primi conflitti non gestibili dalle famiglie. Di nascita dei primi piccoli o grandi amori.

DAD NON DA GETTARE NEL CESTINO

La didattica a distanza, con tutti i suoi limiti già ampiamente discussi, non va però gettata nel cestino della carta straccia quasi fosse stato più che altro un fastidio. Essa ha consentito comunque, grazie all’impegno dei docenti, dei ragazzi e delle famiglie, di trovare un’ancora di salvezza del processo di apprendimento disciplinare, lo ripeto, pur con tutti i suoi limiti. Credo che della esperienza di didattica digitale e della crescita di competenze digitali che ha prodotto, occorrerebbe far tesoro trasformandola in un utile strumento di integrazione dell’insegnamento in presenza. Utile sia per colmare lacune in particolari aree di apprendimento sia per intervenire in situazioni di disagio nelle quali necessita una assistenza individuale assidua.

PROTEGGERE GLI ALUNNI FRAGILI

Detto questo mi preme sottolineare un altro aspetto legato al ritorno in classe. Studi condotti in vari paesi europei confermano un fatto, per altro ovvio. Nella fase di lockdown i ragazzi più fragili dal punto di vista della preparazione scolastica e delle condizioni socio-economiche familiari hanno riportato il maggior danno. Quelli che andavano peggio a scuola sono quelli che hanno studiato di meno, preferendo magari i giochini elettronici alla dad. Così come quelli che avevano meno possibilità di spazio in casa e di disponibilità di strumenti informatici di supporto sono quelli che hanno reso di meno accumulando ritardi nelle varie discipline.

Ed io penso allora ai ragazzi delle nostre periferie o dei quartieri più degradati. Di Scampia o dei quartieri spagnoli. Compressi magari nello spazio di un basso dove ci si muove a fatica. Tra rumori di fondo e scarsità di computer. Certamente per questi ragazzi, nonostante la dad, è cresciuto, forse di molto, il tasso di difficoltà nell’apprendimento. E ciò rischia di generare come conseguenza una ulteriore crescita del fenomeno della dispersione scolastica, piaga già grave dalle nostre parti.

RECUPERARE GLI STUDENTI IN DIFFICOLTA’

E allora nel momento del ritorno in classe occorre, seguendo anche il pensiero di Mariapia Veladiano, fare una attenta riflessione. Si sente da più parti un inno al recupero del tempo perduto. Che è certamente un problema. Nell’apprendimento senza quantità non sboccia la qualità. Però non voglia mai iddio scattino propositi di superlavoro per recuperare il ritardo nelle singole discipline. Ottenendo il risultato di far odiare la scuola. Certamente ai più deboli. Ma non solo ad essi. Di far rimpiangere la didattica a distanza. In particolare a quelli in maggiore difficoltà. Quelli che provengono dalle situazioni di contesto più difficili. Il tempo perduto (e le nozioni perdute) vanno sì recuperati. .

IL RITORNO IN CLASSE UN MOMENTO DI PIACERE

Ebbene io detestavo il professore di lettere che considerava la domenica di festa quasi una colpa. E quindi meritevole di punizione. E giù decine di frasi da tradurre e capitoli interi di storia da imparare. Con il risultato di porti di fronte ad una scelta: rovinarti il sabato e la domenica. Oppure il lunedì prendere la Pedamentina, la lunghissima scalinata che squarcia il corpo di Napoli, ed arrivare a piazza Montesanto.
Dove ti trovavi combattuto tra il senso di colpa per un filone in atto e la bontà di uno sfilatino con la ricotta di fuscello addentato con la fame dei quindici anni.
Ma io sono sicuro che i nostri insegnanti tutto ciò lo sanno bene. E che faranno in modo da rendere il ritorno in classe un momento di piacere, atteso per un anno o quasi, come merita di essere.

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