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Ai primi sintomi tamponi e quarantena. I pediatri: basta un raffreddore e si va in tilt

Tamponi ai bimbi ai primi sintomi, la quarantena che scatta per compagni di classe e genitori. Lo scenario che presagiscono i pediatri dopo l’apertura delle scuole è da tilt assoluto non solo per i plessi scolastici, ma anche per la vita produttiva del Paese.

I numeri.

Dodicimila tamponi al giorno da richiedere per i bambini delle scuole solo in Lombardia. È l’allarme lanciato dai pediatri che temono che, con le regole attuali, il sistema possa andare in tilt già all’inizio dell’anno scolastico. Il calcolo è di quelli tra i più semplici. L’hanno fatto a spanne i pediatri bergamaschi guardando nei loro database. Quanti bambini con febbre, tosse, raffreddore, vomito o diarrea ha visitato in media ogni giorno negli anni passati nel periodo delle influenze stagionali ognuno di loro? La risposta è circa 10 che, moltiplicato per il numero dei pediatri lombardi, porta al risultato di 12mila bambini al giorno, non solo da visitare ma per cui chiedere un tampone ai primi sintomi.

Il certificato medico

Stando alle regole attuali se un bambino ai primi sintomi, nella fascia da zero a 6 anni, viene allontanato da scuola anche solo con uno dei sintomi riconducibili al Covid – dopo tre giorni di assenza – starà al pediatra certificare che il Covid non ci sia. E l’unico modo che il pediatra ha per certificarlo è prescrivere, appunto, un tampone ai primi sintomi. A dirlo è il dottor Luigi Greco, medico pediatra e consigliere dell’Ordine dei Medici di Bergamo. “Sulla base delle indicazioni che le scuole hanno dal Miur -spiega Greco- basta anche solo un raffreddore per allontanarli, ma lei ha visto una classe di bambini in inverno? Ce n’è qualcuno che non è raffreddato pur senza avere febbre? Un conto è se individuiamo bambini con febbre e sintomi respiratori di una certa importanza, un conto è vedere tutti i raffreddori. Tutti i raffreddori manderebbero in tilt qualsiasi sistema”.

Genitori in quarantena

E il problema, che inizia dalle scuole, si potrebbe ripercuotere sull’intero sistema produttivo. Perché quando il medico prescrive il tampone al bambino ai primi sintomi è tenuto a mettere in quarantena anche i genitori, fino all’esito del tampone. Con il sistema congestionato i tempi si allungano. “Oggi che non siamo in emergenza l’esito di un tampone arriva in un tempo che va dai 4 giorni a una settimana ma con un picco di richieste il sistema andrebbe sotto stress e i tempi si allungherebbero, come abbiamo visto succedere nei mesi passati”, spiega il dottor Greco. Insomma intere famiglie potrebbero finire in quarantena per un banale raffreddore costringendo i genitori ad assenze prolungate dal lavoro.

Test rapidi e meno burocrazia

“Diverso sarebbe se avessimo a disposizione dei test rapidi sufficientemente affidabili e quindi già in studio potremmo essere in grado di fare un primo screening ai primi sintomi. Le norme regionali che attualmente non sono applicate, già dal 2003 avevano abolito l’obbligo di certificazione da parte del pediatra per il rientro a scuola, indipendentemente dal numero di giorni di assenza. Nessuno si vuole sottrarre alla certificazione nel caso di sospetto Covid, ma certificare per ciascun bambino con sintomi compatibili col Covid che covid non è -conclude il dottor Greco- ci imporrebbe di fare a tutti il tampone con la Pcr, con tutte le difficoltà che questo crederebbe al sistema”.

 

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