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Didattica dell’errore, come trasformare un ostacolo in un momento di crescita dell’alunno

Didattica dell’errore, come trasformare un ostacolo in un momento di crescita dell’alunno.

La didattica dell’errore nella nella seconda metà del secolo scorso. Con essa, per la prima volta, il criterio della fallibilità diviene elemento distintivo del processo di apprendimento.

Ma è con Feuerstein che avviene il cambio di passo e la sua diffusione. Nel suo programma di arricchimento strutturale (PAS), si approfondisce, infatti, il concetto di errore come fonte di un pensiero critico consapevole.

Grazie al PAS, lo studente prende coscienza di poter sbagliare. Di poter affrontare il giudizio senza temerlo. Nel processo cognitivo l’errore diventa un luogo che esiste, da cui fuoriuscire. La perfezione dell’insegnamento diviene un processo illogico. In questo modo si arricchisce anche il processo formativo comune. Dal confronto tra gli alunni dei rispettivi percorsi, a volte errati, si sviluppo una didattica positiva. La sottolineatura dell’errore, infatti, è di tipo positivo.

L’insegnante è chiamato a supportare l’alunno nella riflessione su ciò che avviene nella sua mente mentre impara. Esiste così una didattica positiva dell’errore. Questa si può sintetizzare in due aspetti:

  1. Portare l’alunno alla riflessione sul suo processo di apprendimento e aiutarlo nei suoi sforzi, i suoi insuccessi, le sue insicurezze.
  2. L’insegnante si mette in discussione sui propri possibili errori. In questo modo attiva un processo di analisi e prevenzione sugli errori degli alunni nei processi di apprendimento-insegnamento

Fondamentale è che l’alunno focalizzi, nel corso del processo didattico, l’attenzione sul modo di giungere al sapere. Questo perché l’insegnante avrà chiari obiettivi, risultati e comportamenti attesi.

In definitiva si tratta di attivare un processo che comporta l’esistenza dell’errore. Errore che viene eliminato grazie alla conoscenza del suo significato. Come passaggio ineludibile, necessario ma superabile.

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