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Il virologo Andreoni: Mascherina in classe? Inattuabile, non facciamo impazzire i maestri. Ma il virus resta pericoloso

Il virologo Andreoni: Mascherina in classe? Inattuabile, non facciamo impazzire i maestri. Ma il virus resta pericoloso.

A Radio Radio interviene il primario del Dipartimento Malattie Infettive del policlinico Tor Vergata di Roma, Massimo Andreoni: “Sulla fattibilità delle mascherine in classe ho grande perplessità, è una cosa utile ma poco intelligente perché poco attuabile. Noi dobbiamo dire cose fattibili. Questo significa far impazzire i maestri e anche i bambini, con il rischio che poi queste regole non si applichino. Anche per noi medici professionisti è un’abitudine dura quella della mascherina e ogni tanto dobbiamo prendere fiato, pensate i bambini. Poi vediamo che ogni giorno si cambia idea, aspettiamo la scelta finale sulla scuola ma oggettivamente per i bambini più piccoli è difficile, dalle medie già è più facile. Sono perplesso”, afferma.

Poi aggiunge: “Per quanto riguarda il controllo a scuola dei contagi, significherebbe fare il tampone, che non è una cosa banale, in un bambino di 6 anni, direi fastidioso. Si potrebbe fare come cosa intelligente per non chiudere tutte le scuole una dopo l’altra. Non è banale fare il tampone a tutta la classe ogni tot di tempo come alle squadre di Serie A per il campionato. Il test sierologico non sarebbe la cosa più corretta. Poi quando ci saranno i test rapidi potrebbero essere utili”. E ancora: “I bambini di 6 anni sono dei bassi eliminatori di virus, si infettano ma il rischio della trasmissibilità è modesta. Man mano che crescono aumenta il rischio. Su questa base potrebbero essere scientificamente esonerati dalla mascherina. I bambini gravissimi sono stati pochi, può accadere ma si deve ragionare su un rischio ragionevole e su misure attuabili”.

Infine: “Mandare a scuola dei bambini di 6 anni con la mascherina è infattibile e non si doveva nemmeno dire. Attenzione però che la letalità del virus non si è abbassata e non dobbiamo modificare i nostri atteggiamenti rispetto il virus”.

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