Opinioni

Daverio: “Un ministro dell’Istruzione davvero brillante l’ho visto solo al cinema, in un film americano”

Critico d’arte, docente, scrittore, autore, politico e anche personaggio televisivo, il prof Philippe Daverio intervistato dalla redazione di OggiScuola, ha spiegato quali sono le criticità della sistema scolastico italiano e i problemi legati alla retribuzione dell’insegnante.

Gli insegnanti sono oggi una categoria “attaccata” da famiglie e studenti. Da cosa crede che dipenda questa mancanza di rispetto nei confronti della categoria?

Come si fa a rispettare una persona che guadagna meno di un guidatore di tram? Ormai l’Italia remunera poco, in Canton Ticino un insegnante guadagna tre volte quello che percepisce un collega italiano. A Cattaneo (ex amministratore delegato di Telecom Italia, nda) che va in pensione diamo milioni di euro che corrispondono a quello che diamo in una vita a 400 insegnanti. Questo patto sociale porta ammirazione per il signor Cattaneo e disprezzo per gli altri lavoratori come i docenti. Mio figlio deve imparare da Cattaneo che è stato intelligente capace, anche furbo, non deve imparare da un insegnante che è un disperato. I ragazzi che vanno a scuola respirano quest’aria. Gli insegnanti sono disperati, sono poco più sopra i bidelli, ma siamo li. Un patto sociale che in Italia non è mai stato mai davvero analizzato.

Venti anni fa, prima del berlusconismo si stabilì di caricare al massimo l’impiego pubblico. Prendiamo gli insegnanti, paghiamoli poco ogni mese ma gli diamo anche un cambiale. E a 18 anni, 6 mesi e un giorno di attività si poteva andare in pensione. Conosco tantissimi docenti andati in pensione a 38, 40 anni. Se ho il diritto di andare in pensione così giovane accetto anche di guadagnare poco. Questo ha attirato molte persone, specialmente nel campo femminile. Alla fine, il patto sociale produsse una enorme quantità di docenti, ma alla fine degli anni ’90 venne abolito. E tanti si sono trovati bloccati. La media allora era di un insegnante ogni 12 allievi in Italia, in Germania ogni 29, ma l’educatore tedesco veniva pagato due volte di più. Questa condizione non è mai diventata un tema ufficiale. I sindacati poi, scivolando nella nebbia, hanno puntato a mantenere il proprio ruolo, la propria centralità. L’Italia è un Paese carogna che non si preoccupa minimamente del futuro dei giovani e che appena può maltratta gli intellettuali. E’ un Paese senza futuro.

Si è parlato molto nei mesi scorsi della proposta di sottoporre a visita psicologica gli insegnanti, crede possa essere un’idea adeguata per fermare i maltrattamenti nelle scuole?

Una proposta fumosa e inconsistente. Per portarla a risultati occorre una struttura di psicologi e in alcune parti d’Italia questi sono adeguati, in altre meno. Una sorta di moina burocratica inadeguata ed inutile. E’ la struttura pubblica che avrebbe bisogno di un miglioramento interno. E’ il Ministero che va riformato. Un ministro veramente brillante sia dell’Istruzione che dell’Università l’ho visto solo al cinema, in un film americano. Le scelte in Italia vengono fatte in modo politico e mai di materia. Chi governa non ha percezione della realtà.

Se oggi dovesse dare un consiglio ai docenti scoraggiati e disorientati, cosa direbbe?

Fare la rivoluzione, in Italia la rivoluzione la devono fare i giovani, i creativi e gli insegnanti. Certo non possiamo chiedere di farla ai manager.

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