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Meno contagi, ma dal primo maggio tamponi dimezzati

Meno contagi, ma soprattutto molti meno tamponi. A segnalare la pratica in uso da alcuni giorni è la fondazione Gimbe presieduta dal professore Nino Cartabellotta. I rilievi con i tamponi nelle ultime settimane erano di molto aumentati, se ne analizzavano oltre 45mila ogni giorno. Eppure, proprio in vista del via alla Fase 2, se ne fanno meno. Non la causa principale, ma probabilmente una delle concause per cui sono stati individuati meno contagi.

I dati

Al primo maggio i tamponi rilevati erano stati quasi 45mila e – si precisa – che si tratta di tamponi unici. Vale a dire senza far confusione tra il primo tampone e i successivi tamponi di controllo effettuati alle stesse persone, spesso – nella confusione dell’emergenza -conteggiati colpevolmente tutti insieme. Incomprensibilmente da 45mila tamponi, si è scesi il giorno 2 maggio a poco più di 30mila. Il giorno 3 maggio i tamponi sono stati ridotti di altri 5mila, arrivando quasi a 25mila. Il 4 maggio si è arrivati a meno di 23 mila. Va da sé che con meno tamponi è più semplice conteggiare meno contagi.

Il riflesso sui contagi

Meno tamponi, quindi meno contagi. Eppure la protezione civile sin dall’inizio dell’emergenza ha continuato ad analizzare trend, curve, grafici come se si parlasse di dati assoluti. È ovvio che se il numero a monte di analisi è minore ha una conseguenza sulla rilevazione di meno contagi. Singolare poi che il trend degli esami, gli unici in grado di determinare con certezza la presenza o meno del coronavirus nell’organismo, sia calato proprio in vista dell’apertura della Fase 2. Proprio quando sarebbe necessario intensificare i controlli per evitare che persone contagiate possano tornare al lavoro o andare in giro essendo portatrici del Covid-19.

 

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