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Scuola, i timori per la ripresa di settembre: mascherine bocciate e classi pollaio ovunque. Addio alle aule?

Scuola, i timori per la ripresa di settembre: mascherine bocciate e classi pollaio ovunque. Addio alle aule?

Ansia e incertezza avvolgono studenti e famiglie sulla ripresa regolare dell’attività didattica. Che volto avrà la scuola che ripartirà a settembre? Sarà un volto coperto da una mascherina? E la didattica a distanza si alternerà con quella in presenza? Le ipotesi e le voci si rincorrono, nessuno però è in grado di dare una risposta precisa in questo momento.  La ripresa scolastica si inserisce nel quadro più generale della Fase 2 dell’emergenza: servono dati e certezze. Al ministero dell’Istruzione si lavora per i provvedimenti attuativi del decreto scuola approvato il 6 aprile dal Consiglio dei Ministri e in vigore dal 9 aprile. Si tratta di ordinanze che riguardano esami di Stato e valutazione.

Dopo Pasqua, la ministra Azzolina comincerà a ragionare con le strutture del ministero anche su come organizzare la ripresa dell’anno scolastico a settembre. Su questo, in particolare sul calendario scolastico, ci saranno nuovi incontri con le Regioni.  Saranno sentiti anche studenti, famiglie, parti sociali. E ci sarà un contatto costante con il ministero della Salute per gli aspetti sanitari. Il Ministero ha, inoltre, assicurato che il numero delle cattedre non sarà ridotto. Ma le classi, in particolare quelle cosiddette pollaio, con 25-30 alunni per aula, non offrono di certo le garanzie di sicurezza richieste dalla minaccia della pandemia. L’ipotesi di sdoppiare le classi e fare i doppi turni è difficile da praticare perché richiederebbe di raddoppiare il numero dei professori. Soluzioni dietro l’angolo non ci sono, lo ammettono anche i presidi, che non escludono l’ipotesi di uno slittamento della data di inizio delle lezioni.

“Nessuno – dice  il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli -pensa di tornare se non ci saranno le necessarie condizioni di sicurezza. Le scuola sono i luoghi di assembramento per eccellenza, qualunque malattia si propaghi per via aerea a scuola si diffonde subito, quindi bisogna essere sicuri che non si riaccendano i focolai, perché questo virus non è come l’influenza”.

Giannelli giudica “ridicola” la speranza di poter mantenere a scuola la distanza di sicurezza raccomandata dalle autorità sanitarie. “Come si fa a tenere la distanza nei momenti delle uscite e delle entrate? Si immagini che mediamente in un istituto ci sono 1.000 studenti, se devono rispettare un metro di distanza tra di loro quando escono, si formerebbe una coda di un chilometro”. Bocciata l’idea delle mascherine “È impraticabile – osserva – che i ragazzi vadano in giro a scuola bardati con i dispositivi di sicurezza, come se fossero in un reparto di infettivologia. Considerando che le mascherine chirurgiche possono essere indossate una sola volta, e costano circa 1,50 euro ciascuna, c’è da considerare anche il costo per le famiglie”.

La ripresa si profila particolarmente complessa nei nidi e nelle scuole materne, dove il distanziamento tra i bambini è praticamente impossibile da rispettare. Secondo alcune anticipazioni, l’orientamento sarebbe quello di chiedere ai genitori che possono stare a casa con i loro figli di tenerli con sè. “I bambini sono dei missili che portano in giro il virus – sottolinea all’AGI Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva –. Sarà importante nella fase di riapertura della scuola capire quanto è elevato il rischio che i bambini continuino ad essere portatori di contagio e di conseguenza lo Stato dovrà decidere la strategia. Tenga presente che a noi manca il dato su quanti di noi si sono immunizzati in modo non clinico rispetto al virus. Probabilmente la maggior parte di questi bambini sono stati portatori sani del virus, e se hanno sviluppato gli anticorpi non rappresentano più un pericolo”.

La viceministra dell’Istruzione Anna Ascani ha garantito che il ministero si sta occupando di tutti i ragazzi e i bambini sin dai primissimi anni di vita e ha in programma di sostenere le famiglie e le strutture educative, pubbliche e private. Nei giorni scorsi si è riunita la Commissione che si occupa dei servizi educativi per la fascia di età da 0 a 6 anni: l’obiettivo – ha precisato la viceministra – “è fornire risposte adeguate per assicurare ai più piccoli linee di rientro in sicurezza”. Di certo non si può pensare che gli studenti e i professori escano indenni da questa singolare esperienza.

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