Opinioni

La scuola nell’era social, la prof: “Togliete Whatsapp a quei genitori!”

La scuola nell’era social, la prof saggia: “Togliete Whatsapp a quei genitori!”

di Giuseppina Panico

“Quella ce l’ha con mio figlio”, “Ho sentito dire che ha un’amante”, “Ma quanti compiti assegna quello?”, “Mio figlio lo odia”. Sono queste alcune delle frasi che praticamente ogni giorno intasano, letteralmente, la chat Whatsapp. I famosi, tristemente famosi, gruppi di genitori che andrebbero, a mio parere, aboliti, vietati, controllati. Da insegnante in pensione ho molto tempo libero e ho pensato che potesse essere interessante andare a indagare nei meandri della messaggistica istantanea. Ho interpellato più di un’amica e ho chiesto di poter leggere cosa scrivono mamme e papà in quei gruppi. Sono rimasta sbalordita, sotto ogni punto di vista, ho letto cose che da insegnante mai avrei potuto immaginare. Non sono mica un’illusa, so benissimo che anche ai tempi in cui andavo a lezione ero oggetto di sfottò magari per un abbigliamento poco alla moda oppure per una pettinatura strana, ma da qui a leggere frasi del tipo “la professoressa dovrebbe andare dal parrucchiere invece di mettere 2 e 3 ai ragazzi” ce ne vuole.

Nati come mezzo di scambio tra i genitori, i gruppi chat Whatsapp si sono trasformati in luoghi in cui offendere e denigrare, commentare e fare gossip spicciolo sui professori e solo in alcuni casi vengono utilizzati concretamente per controllare assegni, circolari o per chiedere informazioni utili. Poi, però, l’incredibile. In un gruppo in particolare di una scuola della provincia di Roma, alcune mamme sono solite pubblicare foto dei compiti svolti dai propri figli in modo che chi non ha avuto la possibilità di farli a causa di danza e calcetto, può comodamente copiarli. Ora mi domando, ma cosa li assegniamo a fare questi compiti se poi vi scambiate le soluzioni come all’esame per la patente? Ma a cosa serve il lavoro fatto in classe se poi a casa i genitori smantellano ogni cosa? Non dico assolutamente che accade per tutte le scuole, ma succede eccome.

Una volta i genitori che venivano a colloquio con noi avevano grande rispetto e tra insegnante e genitore si creava una sorta di feeling particolare, di complicità, tutta volta a migliorare le condizioni di studio e apprendimento dei ragazzi. Oggi, invece, il genitore arriva a scuola già arrabbiato, dopo essere stato caricato dagli altri e pronto a dettare legge sull’operato del professore.

Rari, ma ancora esistenti, i casi di famiglie pronte a mettere in punizione i propri figli per lo scarso rendimento scolastico, pronti ad aiutare l’insegnante a ottenere di più dallo studente e, guarda caso, quei genitori, preferiscono evitare di stare del gruppo delle mamme.

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