Opinioni

Nuova maturità. Un DS: “Le tre buste e il wifi spento non bastano per innovare, ecco cosa servirebbe”

La maturità di quest’anno “È andata male per il permanere di un’aura retorica che circonda l’esame e per l’incertezza nel dirigere la barra da parte di chi, nelle stanze più alte, sceglie le direzioni di sviluppo della scuola italiana”. Così in un editoriale per IlSussidiario.net il preside Mauro Monti, dirigente scolastico all’Istituto “Mattei” di Fiorenzuola d’Arda (PC).

Maturità: il commento del preside

Il DS commenta l’andazzo della nuova prova di maturità, concentrandosi – in particolare – sulle innovazioni introdotte quest’anno.  “È andata bene – spiega – sul piano della semplificazione e del definitivo congedo da quegli arnesi didattici che la ventennale usura aveva reso ormai inservibili: la terza prova e la tesina”.

Ma questo non basta, decisamente no. In riferimento alla traccia storica allo scritto, Monti non ha dubbi. “Autorevoli intellettuali firmano appelli perché vedono la dignità degli studi storici minacciata dalla banale modifica del sistema di classificazione delle tracce nella prima prova; probabilmente manca loro la percezione del peso specifico (in realtà molto basso) che questo esame mantiene”.

Tali autorevoli voci “confondono la presenza sui giornali con la rilevanza nell’indirizzare gli studi o forse peggio, la difesa della cultura con quella della corporazione”.

Questione internet

“Da vent’anni – argomenta il preside – il ministero invita, durante gli scritti, ad isolare le scuole da internet per le intere giornate di prova scritta, fingendo di non sapere che, se i ragazzi provano a copiare, lo fanno con strumenti di connessione propri e non certo con la rete di istituto”. Questa pratica va a danneggiare il personale della scuola, cui la connessione wifi serve per tante attività. “Il risultato è che le segreterie perdono due o più giornate di lavoro (ormai tutte le pratiche avvengono utilizzando la rete); ma questo poco conta davanti alla volontà di solennizzare l’esame e simulare una severità che nei fatti non esiste più da molti lustri”.

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