Opinioni

Festa della mamma, i docenti degli alunni orfani devono fare il lavoretto? Risponde l’esperto

di Stefano Coletta, psicologo

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La festa della mamma, come quella del papà, può rappresentare un momento di disagio per tutti quei bambini che non hanno più la figura materna. A scuola non si sa come comportarsi con i bambini orfani, se la festa della mamma debba o non debba essere festeggiata. Cerchiamo di fare un po’ chiarezza.

Non festeggiare più la festa della mamma in quanto presenti in classe bambini orfani è spesso una soluzione controproducente

Infatti, per evitare un dispiacere a qualcuno, si scontentano tutti. Il rischio è che così, paradossalmente, si dà ancora più risalto alla festa proprio in quanto non celebrata, ottenendo esattamente l’effetto contrario. Inoltre il non festeggiare ha delle ripercussioni sull’intera classe: i bambini si sentono esclusi da una condivisione, mentre i genitori e gli insegnanti perdono l’occasione di uno scambio ludico con i bambini.

Allora, anziché escludere tutti dalla festa, sarebbe meglio trovare delle alternative per coinvolgere i bambini orfani. Ad esempio, collaborare con gli altri bambini e con le maestre alla stesura di pensierini o di lettere il cui tema abbia carattere generico e aiuti ad esprimere i propri sentimenti: ad esempio, si potrebbe far scrivere una sorta di lettera dal titolo “cosa vorresti dire alla tua mamma”, per poi leggerle tutti insieme in classe.

Questo aiuta i bambini orfani a non sentirsi “diversi” dagli altri, in quanto tutti i bambini, orfani e non, hanno qualcosa da dire alla propria mamma. Spesso il problema, sia dei genitori sia degli insegnanti, è che non si conosce un linguaggio appropriato per parlare di certe cose ai bambini.

L’aiuto delle fiabe

Per questo però ci vengono in aiuto le fiabe, i racconti ed il linguaggio metaforico di alcuni cartoni animati: Bambi, che perde la mamma uccisa dai bracconieri, Dumbo, che viene separato dalla mamma appena nato; Peter Pan e Tarzan che, privi della figura materna, rappresentano archetipi di indipendenza, così come Belle de La Bella e la Bestia, anch’ella senza madre. Ecco l’importanza delle fiabe e di certi personaggi dei cartoni animati sta proprio qui: rappresentano, simbolicamente, aspetti traumatici dell’esperienza del bambino, offrendo sia ai genitori sia agli insegnanti spunti per parlarne, per elaborare e per trovare una giusta espressione emotiva della perdita.

E allora, perché non fare una recita di classe partendo da questi personaggi? Perché non far vedere alla classe questi cartoni e fare una bella discussione dopo? Perché non far raccontare ai bambini la vita di quei personaggi, che rispecchia così da vicino la loro? Infine, è basilare l’alleanza tra la scuola e la famiglia: si deve infatti costruire insieme la strada migliore da percorrere per omaggiare la festa senza che questa diventi un momento traumatico, tenendo sempre presente l’età del piccolo e il modo in cui gli è stata spiegata la perdita. Non bisogna, in ogni caso, aver timore della commozione che questo può produrre: l’espressione e la condivisione di emozioni e sentimenti può aiutare molto di più i bambini rispetto alla loro negazione, che invece può creare un clima di paura e di non accoglienza.

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