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Minniti si confessa: “Mio padre pensava che fossi inutile ed è morto con questa convinzione”

“Mio padre era esageratamente coerente, se così si può dire, tanto che non venne nemmeno alla discussione della mia tesi di laurea, che riteneva del tutto inutile. E lui, mio padre, ha lasciato questo mondo convinto di aver dato alla luce un figlio a cui teneva particolarmente ma anche particolarmente inutile”. A parlare, a cuore aperto, è l’esponente PD ed ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Ai microfoni del programma “Un Giorno da Pecora”, condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, il politico racconta la sua adolescenza difficile.

“Sono sempre stato solitario – continua Minniti – da bambino mi mettevo sotto le coperte e facevo finta di volare. Ero un appassionato di volo e dicevo a mia madre che stavo facendo un ‘volo cieco’. Beh, lei si preoccupo’ seriamente per la mia salute mentale…” Il suo sogno nel cassetto da bambino non era fare il politico ma il pilota. I genitori, però. non erano d’accordo: “Visto che non me lo permisero, a 17 anni feci due cose: iscrivermi a Filosofo e iniziare a militare nel Pci. Entrambe considerate non proprio bene dalla mia famiglia”.

“Quando ero ragazzo – prosegue l’ex capo del Viminale – si parlava molto di modello educativo svedese. E allora chiesi a mia madre perché fossimo così severi in famiglia, pregandola di dire a mio padre di esser più aperto e disponibile con me. Lei lo fece”. La risposta del genitore fu glaciale: “Gli consento addirittura di darmi del tu, cosa altro dovrei fare?'”.”Il problema – conclude Minniti – era che non stava affatto scherzando….”.

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