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Dirigenti Scolastici destituiti operativi: una soluzione per aiutare le scuole sin da settembre

L’anno scolastico 2023/2024 inizierà in affanno per le scuole che rimarranno senza Dirigente scolastico.
A fronte di circa 400 posti vacanti per i pensionamenti, si sommano 240 scuole in reggenza che si
aggiungeranno a quelle sottodimensionate che non possono avere un Dirigente Scolastico per legge e circa
30 posti lasciati liberi dai dirigenti scolastici destituiti.

Dall’ultimo concorso bandito nel 2017 sono rimasti in graduatoria solo 160 futuri dirigenti. Se la
matematica non è un’opinione lascio a voi il calcolo delle scuole che non avranno quindi un Dirigente
scolastico ed i conseguenti danni a migliaia di studenti, solo le reggenze ne coinvolgeranno circa 240 mila, e
le rispettive famiglie e comunità territoriali tutte.

La soluzione per colmare questa gravissima lacuna è presto detta: reintegrare immediatamente i 30
Dirigenti scolastici che sono stati licenziati, dopo essere stati assunti poiché inseriti nella graduatoria di
merito come vincitori, avendo superato la prova scritta, la prova orale e l’anno di formazione e prova!
Dirigenti che hanno servito lo Stato in piena pandemia, portando le scuole in cui erano in servizio a livelli di
eccellenza, alcuni lontani dalle proprie famiglie; dei veri e propri fari che hanno contribuito con il loro
lavoro e sacrificio ad aiutare tutti gli studenti a raggiungere il loro successo formativo, garantendo loro il
diritto allo studio in uno dei periodi più nefasti della storia dell’umanità.

Ma perché di fronte ad una tale carenza di Dirigenti scolastici si procede al loro licenziamento? Dirigenti che
hanno esercitato la professione per diversi anni, che hanno prestato servizio senza demerito e che poi sono
stati vittime di una intollerabile ingiustizia? C’è un luogo, la Scuola, in cui tutti crediamo, dove dire “IO” con
Verità.

Il Comitato MeC esprime quindi il suo dissenso poiché il concorso straordinario DS previsto dalla L. 14/23 di
conversione del Decreto Milleproroghe, ha evidenziato numerose criticità in relazione allo schema di
Decreto, come rilevato sia dal CSPI che da numerosi sindacati di categoria come UGL, CISL, UIL RUA e FLC
CGIL. In particolare nel decreto, aver assimilato la posizione di coloro che hanno superato le prove
concorsuali e aver svolto il ruolo di dirigente scolastico, con coloro che non hanno superato alcuna prova
concorsuale è inaccettabile.

Se l’intento del MIM era quello di diminuire i contenziosi, ci sembra di poter affermare che questa non sia
la strada giusta. Inoltre ci sono contenziosi di altri dirigenti scolastici nelle medesime situazioni dei
destituiti, che sono fermi al 2018 e che stanno beneficiando dell’immobilismo del Tar Lazio, che solo a
distanza di cinque anni fissa le udienze di merito per il mese di settembre.

Un’altra categoria che ha beneficiato di una soluzione sono stati i 17 dirigenti scolastici siciliani che bocciati
nel 2006 (bocciati anche nel corso concorso riservato), destituiti a seguito di sentenza negativa del CdS,
sono stati destinatari di ben due emendamenti nel DDL 1114/2023 e in sede di conversione del DL 44/2023
che li ha reintegrati addirittura nelle sedi di precedente titolarità.

L’Italia è una e trina? La Legge è uguale per Tutti?

Noi Dirigenti destituiti siamo pronti ad entrare immediatamente in ogni scuola di qualunque ordine e grado
poiché siamo stati formati ed abbiamo le competenze per farlo! I fatti lo hanno dimostrato poiché tutte le
comunità in cui abbiamo operato hanno beneficiato del nostro lavoro e della nostra costante presenza. Le
Scuole in cui eravamo titolari, ora sono in reggenza, e stanno soffrendo per la mancanza di una presenza
quotidiana e costante, garanzia di eccellenza del servizio fornito.

Chiediamo con urgenza una soluzione equa e giusta che ci restituisca dignità e riconosca gli anni di servizio
prestato. Il problema di metodo ci impegna in modo acuto. Occorre affrontare la realtà dei fatti per il bene
comune della scuola, poiché “Non c’è nulla di più ingiusto di far parti uguali tra disuguali”. La scuola a
settembre ci aspetta.

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