Scuola, riparte il tormentone dei mesi estivi: i compiti estivi, utile esercizio o assurda seccatura?
L’importanza di assegnare i compiti per l’estate è un tema molto dibattuto tra insegnanti, genitori e studenti. Ci sono pro e contro a questa pratica, che dipendono anche dall’età, dalle esigenze e dalle abilità degli alunni.
Alcuni dei possibili vantaggi dei compiti estivi sono:
- Un prezioso allenamento: Secondo alcuni esperti, gli studenti che non si esercitano durante l’estate mostrano una riduzione fino a 2,6 mesi delle abilità matematiche. Stesso discorso vale per la capacità di scrittura.
- I compiti aiutano a recuperare le lacune: L’estate è il momento perfetto per recuperare eventuali lacune e superare i blocchi di apprendimento senza l’ansia delle prove scritte o delle interrogazioni.
- Mantenere un’organizzazione mentale: I compiti richiedono di pianificare il proprio tempo, di gestire le priorità e di rispettare le scadenze. Queste sono competenze trasversali che aiutano a sviluppare il senso di responsabilità e l’autonomia.
- Partire in vantaggio: I compiti possono essere un’occasione per anticipare alcuni argomenti del programma scolastico successivo, in modo da facilitare la comprensione e l’apprendimento.
Alcuni degli svantaggi dei compiti estivi sono:
- Scolarizzare le vacanze: I compiti possono essere vissuti come un’ingerenza della scuola nella sfera privata e familiare degli alunni, limitando il loro diritto al riposo, al divertimento e alla socializzazione.
- Creare stress e frustrazione: I compiti possono essere fonte di conflitti tra genitori e figli, che spesso non hanno gli stessi obiettivi e aspettative. Inoltre, i compiti possono essere troppo difficili o noiosi per gli alunni, generando demotivazione e senso di inadeguatezza.
- Non avere feedback: I compiti perdono la loro efficacia se non vengono corretti o commentati dagli insegnanti, che purtroppo non sempre lo fanno. In questo modo, gli alunni non ricevono un riconoscimento del loro impegno e non hanno modo di verificare eventuali errori o difficoltà.
- Non stimolare la creatività: I compiti spesso si riducono a ripetere o memorizzare nozioni già apprese in classe, senza favorire l’elaborazione personale, il pensiero critico o la curiosità. Inoltre, i compiti non tengono conto degli interessi e delle passioni degli alunni, che potrebbero essere coltivati in altri modi durante l’estate.
I ministri dell’istruzione che si sono espressi contro i compiti estivi sono stati Francesco Profumo nel 2012 e Maria Chiara Carrozza nel 2013. Entrambi hanno sostenuto che i compiti dovrebbero essere limitati o aboliti, in quanto non favoriscono l’apprendimento e tolgono tempo al riposo e al divertimento degli alunni. Altri esponenti politici o istituzionali hanno espresso pareri simili, come il sottosegretario Salvatore Giuliano o il dirigente scolastico Maurizio Parodi. Queste posizioni sono condivise da molti genitori e studenti, che ritengono i compiti estivi una forma di oppressione e di stress.