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Suicidi studenti, Prof ai colleghi: “Fate mea culpa”

“La notizia dell’ennesimo suicidio di uno studente ha suscitato commozione ma anche tante polemiche. Quando qualche organo di stampa ha ipotizzato che il gesto fatale potesse essere stato scatenato da un’interrogazione ‘a sorpresa’, e conseguente gravissima insufficienza, è scattata subito sui social la difesa d’ufficio dei docenti. ‘Le interrogazioni a sorpresa si sono sempre fatte, le interrogazioni programmate non servono a nulla. Questi giovani viziati non sono educati a superare le sconfitte, un brutto voto non ha mai ucciso nessuno. Certamente aveva altri problemi, la scuola non c’entra’. Questi i commenti più raccapriccianti”! Così lo sfogo social del prof. Gennaro Trotta.

La vendetta diseducativa

Ancora nel post su Facebook: “MOLTI non hanno pensato di fare la benché minima autocritica che andasse al di là del fatto luttuoso. Su come la scuola in genere abbia affrontato la pandemia ed il loockdown tenendo al centro del dialogo educativo lo studente ed il suo benessere psicofisico. MOLTI non hanno riflettuto sulla validità delle strategie messe in atto per una corretta personalizzazione della programmazione. Non hanno cambiato il proprio stile di insegnamento neanche per un attimo. MOLTI non hanno gestito al meglio il ritorno alla didattica in presenza, specie nel mese di giugno. Che doveva essere una ripresa bucolica fatta di sguardi negli occhi e di socialità riconquistata. Mentre invece si è trasformata in una ‘resa dei conti’ fatta di migliaia di verifiche orali e scritte. Perpetrate con l’unico intento di ‘stanare’ coloro che durante la DAD si fossero avvalsi di qualche ‘aiutino’. Questa io la chiamo VENDETTA DISEDUCATIVA. E che certamente ha minato la serenità di studenti e famiglie. Che sono state messe sotto attacco psicologico per l’impossibilità di ribellarsi di fronte a tali comportamenti inadeguati.

L’attacco social a MOLTI docenti

“MOLTI – continua il prof – alla piena ripresa delle attività didattiche in presenza a settembre non hanno tenuto conto che era necessario un reset generale. Ed un ritorno graduale alle attività in presenza in stile prepandemico.
MOLTI sono ripartiti ‘ancia in resta’ come se la pandemia fosse finita. Come se i giovani fossero ‘risorti’ più forti di prima e capaci di ‘sopportare’ l’impatto con una ‘normalità’ imposta dai docenti. Ma nella realtà assolutamente inesistente. Ho parlato di ‘molti’ docenti che hanno operato comportamenti potenzialmente dannosi alla creazione di un buon clima nelle classi in tempo di pandemia, non favorendo un fruttuoso e corretto dialogo con gli studenti”.

L’altra faccia della medaglia: prof

“Molti, grazie a Dio, non vuol dire tutti. Ho contezza diretta di quello che affermo. Ho contezza anche della grande professionalità di ‘molti’ colleghi che in questi mesi di pandemia si sono prodigati ben oltre ogni limite “contrattuale” rendendo un servizio straordinario a tutta la comunità scolastica. In questo post ho solo sottolineato la presenza di comportamenti ‘tossici’ di ‘alcuni’ docenti che certamente non contribuiscono a creare contesti di apprendimento sereni “per tutti” gli studenti. In questo clima può maturare di tutto: il disagio generico, la perdita di autostima, le delusioni, il senso di inadeguatezza, il pensiero dell’abbandono scolastico e perché no, anche il suicidio come ultima soluzione”.

Gli adolescenti e i prof

“È vero! Un solo brutto voto, forse, non ha mai ucciso nessuno, ma una costante pressione negativa si! Quanti disagi hanno patito gli adolescenti durante l’intera pandemia ed in particolare durante il lockdown, che non sono stati intercettati e “trattati” in modo adeguato da famiglie, scuole e istituzioni centrali, scarsamente attrezzate al bisogno? Quanti di questi hanno posto fine alla propria esistenza per somma di stress irrisolti. Infine mi chiedo, sempre nel senso di una sana autocritica costruttiva, gli Sportelli di ascolto psicologico istituiti nelle scuole: hanno funzionato realmente? Quanti studenti hanno accolto? Come sono stati seguiti? E’ stato redatto uno studio conclusivo nazionale? Sono emerse criticità? Queste criticità sono state raccolte in un documento informativo destinato ai docenti sulla base del quale avrebbero potuto meglio calibrare gli interventi in questo periodo di emergenza sanitaria? No! E allora? UN GRANDE MEA CULPA CI STA TUTTO”!

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