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Scuola, mascherine Ffp2 e distanze: “Così non si torna al 100%”. Nodo maturità

Settimana di incontri per decidere i nuovi protocolli per la ripresa il 26 aprile.

Conto alla rovescia partito:  questa settimana bisogna risolvere tutti i problemi per poter riaprire le scuole da lunedì 26 aprile – superiori comprese – in presenza al 100 per cento nelle zone gialle e arancioni.

Tradotto: va riportato in classe un ulteriore milione di studenti rispetto a ora. Tra i dire e il fare c’è di mezzo praticamente tutto, non solo il mare. Si moltiplicano le preoccupazioni dei presidi da Milano a Roma, da Torino a Palermo.

«Se si torna al 100% in molte aule non sarà possibile rispettare il metro di distanziamento. In questo caso la scuola si vedrà costretta a ridurre la presenza dei ragazzi e alternarla alla Dad, facendo rotazioni», ha anticipato Antonello Giannelli, capo del sindacato dei presidi Anp.

Senza considerare che gli ingressi sono già scaglionati, alle 8 e alle 9.45-10, e alcune scuole già hanno introdotto la frequenza al sabato

a causa delle regole sulla capienza di bus e treni: non è pensabile fare ulteriori modifiche agli orari. Ne discuteranno il capo di gabinetto del ministro Bianchi Luigi Fiorentino con i sindacati della scuola.

Poi sarà la volta del parere del Cts — che è comunque contrario a ridurre la distanza di un metro o ad allentare le altre misure — e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi incontrerà anche Regioni e Comuni. Mercoledì al massimo ci sarà il decreto e poi verranno date indicazioni alle scuole con una circolare.

Sul tavolo ci sono diverse opzioni per cambiare le regole, ma tutte hanno controindicazioni difficilmente superabili in pochi giorni: i sindacati chiederanno di usare le mascherine Ffp2 in classe. Vorrebbero che fosse obbligatorio non solo cambiare l’aria ogni ora ma addirittura tenere le finestre sempre aperte. Premono perché ci siano screening e tracciamento dei contagi, che vorrebbero introdurre anche in vista dell’esame di maturità.

Doppi turni e mascherine FFp2

C’è allo studio – scrive Il Corriere della Sera – anche l’ipotesi di accorciare le ore a 50 minuti per recuperare tempo, ma servirebbe un provvedimento di legge. I doppi turni, nei fatti già ci sono, con i doppi ingressi.

Organizzare lezioni ancora più scaglionate si scontra con il no dei presidi e dei sindacati: risulta impraticabile perché manca il personale sufficiente, visto che siamo a poche settimane dalla fine dell’anno scolastico.

Ne discuteranno comunque i tavoli dei prefetti, inaugurati dall’ex ministra Lucia Azzolina lo scorso dicembre, che si riuniranno di nuovo per analizzare la nuova situazione provincia per provincia.

Ma resta la preoccupazione di assicurare che tutte le Regioni seguano le regole che conterrà il nuovo decreto visto che per tutto l’anno e ancora adesso ci sono governatori che hanno «riscritto le regole» sulla frequenza prevista dai vari decreti di questi ultimi mesi.

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