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Decreto Covid, cosa cambia per la scuola dopo Pasqua: tutte le novità

Nella bozza del nuovo decreto Covid viene confermata la riapertura delle scuole dopo le vacanze.

Il nuovo decreto Covid, che il Consiglio dei ministri approverà a breve e che sarà in vigore dal 7 aprile, conterrà la riapertura delle scuole in zona rossa, dall’infanzia alla prima media, in tutto il territorio nazionale.

La scuola è la prima attività a ripartire, come era stato anticipato da Draghi alla conferenza stampa dello scorso venerdì: “C’è stata una diminuzione del tasso di crescita dei contagi, anche se il resto della situazione rimane preoccupante.

Aprire ulteriormente aumenta i contagi. Aprire fino alla prima media non è di per sé fonte di contagio, più si alza l’età più aumentano i casi”.

Dunque i ragazzi torneranno fra i banchi. Nella nuova bozza – scrive Fanpage – si legge: “Dal 7 aprile al 30 aprile 2021, è assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l’infanzia

di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65

e dell’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e del primo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado.

La disposizione di cui al primo periodo non può essere derogata da provvedimenti dei Presidenti delle Regioni, delle Province autonome”.

Nella fascia rossa “le attività didattiche del secondo e terzo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado

nonché le attività didattiche della scuola secondaria di secondo grado si svolgono esclusivamente in modalità a distanza”.

Mentre in zona gialla e in zona arancione

“le attività scolastiche e didattiche per il secondo e terzo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado si svolgono integralmente in presenza.

Nelle medesime zone gialla e arancione le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica”.

Significa che l’attività didattica in presenza verrà garantita “almeno al 50 per cento, e fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca mentre la restante parte della popolazione studentesca delle predette istituzioni scolastiche si avvale della didattica a distanza”.

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