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La scuola ferma paralizza l’Italia: cari politici, potete fare di più?

"Caro Presidente Draghi, l’Italia non è l’Europa e se in Italia si ferma la scuola, la scuola ferma l’Italia. Dove eravamo rimasti?".

Jakub Stanislaw Golebiewski, sulle pagine del Fatto Quotidiano, scrive una lettera al Premier italiano per affrontare il delicato tema scuola: “Caro Presidente Draghi, l’Italia non è l’Europa e se in Italia si ferma la scuola, la scuola ferma l’Italia. Dove eravamo rimasti? Ah ecco, ai tamponi rapidi direttamente nelle scuole, ad una vaccinazione veloce ed efficace per tutto il personale scolastico oltre che potenziare il dipartimento di sanità pubblica. Ovvero accelerare quella burocrazia legnosa che troppo spesso fornisce con ritardo le comunicazioni su positività e quarantena. Promesse appese a semplici parole, eppure oggi molte scuole continuano a rimanere chiuse e noi genitori con affanno tentiamo di andare avanti cercando di portare a tavola quel tozzo di pane che giorno dopo giorno diventa sempre più piccino. Figli in Dad e genitori in congedo straordinario, questa è la prospettiva futura del nostro tanto amato Belpaese? Potete sforzarvi e fare di più?”

L’ACCORATO APPELLO PER LA SCUOLA

La lettera poi prosegue: “Gli studenti, soprattutto quelli delle scuole primarie e secondarie, non possono pagare le conseguenze derivanti dall’incapacità di gestire l’emergenza così come non possono subire limitazioni più severe di quelle attuate nelle zone rosse, per di più senza comprovate motivazioni. C’è tanta confusione e noi genitori ci troviamo in difficoltà, oggi più che mai. Non si tratta di una gara a chi dimostra di saper intervenire celermente perché presume di star peggio rispetto alla provincia o alla regione limitrofa, ma di dare il giusto peso alla cultura e al futuro dei nostri bambini chiedendo più professionalità e impegno. Sì, perché oggi lo pretendono anche i nostri figli. I danni derivanti dalla chiusura delle scuole non sono monetizzabili, ma ingenti ed evidenti agli occhi dei genitori”.

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