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Piccirillo: “A scuola il ponte dell’Immacolata è sacro, anche con la Dad”

"La Scuola non è in grado nemmeno di modificare il calendario", spiega Piccirillo.

Mario Piccirillo, sulle pagine del quotidiano on-line IlNapolista, ha commentato il difficile momento della scuola italiana nel pieno della seconda ondata della pandemia di coranavirus.

Ecco quanto si legge: “C’è stato un momento, nella conferenza stampa liturgica di Conte che ammoniva gli italiani sulla temperanza da mantenere durante le festività, in cui il premier ha parlato della scuola: “I nostri ragazzi non hanno mai smesso di andare a scuola, nemmeno in zona rossa”.

Il “nostri” evidenziava un’inclusività – ora si chiama così, è accettata pure sugli striscioni delle mamme manifestanti – che qui in Campania veniva registrata tra uno sbadiglio e l’altro con un certo distacco: “Ma con chi ce l’ha?”.

E poi: “In Campania (fatta eccezione per gli asili, e le prime classi di elementari e medie che sono tornate “in presenza” la settimana scorsa) i bambini sono andati a scuola “15 giorni di scuola all’inizio di ottobre”. Il virgolettato, il dato, non è nostro.

L’ha detto una volta di più il Ministro dell’Istruzione Azzolina, in tv appena ieri. Che ha aggiunto: “La scuola in Campania dovrebbe essere aperta, secondo le direttive del governo. Io parlo con tutti gli amministratori locali, con il presidente De Luca non ci sono riuscita a parlare”. Una volta questa cosa si chiamava “devolution”, ma non ci va di ridurre a giochetti terminologici il dramma del diritto all’istruzione negato ad una sola parte della platea italiana: solo gli alunni della primaria, in Campania, sono 288.000.

Che non sono, evidentemente, “nostri”: sono al massimo “loro”, di De Luca, non soggetti alle leggi dello Stato Italiano. Senza entrare troppo nel merito della questione “giusto/sbagliato” (ci siamo già passati), i fatti dicono che di ordinanza in ordinanza il Governatore ha prorogato il ritorno in classe a scatti settimanali, con punte di involontaria comicità quando appena sette giorni fa ha lasciato dichiarare al suo assessore, Lucia Fortini, che, “ben consapevoli dell’importanza della didattica in presenza per i nostri ragazzi”, la sospensione dell’attività didattica in presenza era prorogata fino al 7 dicembre. Al momento non ci sono nuove ordinanze, ma non c’è problema: perché anche la Dad fa “ponte”.

Oggi è l’Immacolata. Il distacco dalla realtà delle istituzioni si palesa tutto qui: mesi interi ad indicare gli studenti come i veri untori della Campania (e solo della Campania, evidentemente), a testimoniare il disagio di una generazione costretta a stare incollata agli Ipad per 6 ore al giorno coi toni della grande drammaturgia classica, e poi la Scuola non è in grado di derogare alla sacralità del suo calendario: ponte tra cosa? ponte perché? Che significa “ponte” in una situazione in cui bambini e insegnanti campani non vanno a scuola da metà ottobre? Al di là della baruffa politica – a giudicare dalla pochezza delle argomentazioni, gli asili sono aperti e affollati di ministri e governatori vari – non basta a questo punto rinfacciarsi ogni giorno le responsabilità”.

Ed infine: “La ministra Azzolina che non riesce nemmeno a parlare con un Presidente di una Regione che non segue le sue indicazioni è la stessa che oggi rilancia la chiusura dell’anno scolastico al 30 giugno e la frequenza anche di sabato. Nel frattempo – tocca ribadirlo – la Dad fa “ponte”. Rispettando alla lettera un calendario scolastico organizzato come se una pandemia mondiale non avesse stravolto il mondo: immodificabile, un monolite.

Un monumento all’irriducibilità di un sistema che garantisce ormai solo il rispetto delle vacanze, quelle mai ma davvero mai in discussione. A Torino – c’è un richiamo in prima su La Stampa – gli studenti delle superiori sono scesi in piazza per reclamare il loro diritto alla scuola. Una protesta che nel weekend ha coinvolto 19 città in otto regioni.

E d’altra parte nel dibattito nazionale quando ormai si parla di “scuola” si fa riferimento esplicito solo ai licei, perché si dà per scontato che i più piccoli (per i quali la Dad è un sistema dimostratosi inefficace se non dannoso) siano regolarmente in classe: i ragazzi di Conte “non hanno mai smesso di andarci, anche in zona rossa”.

In Campania no, si dà per scontato l’esatto opposto: ormai i genitori nemmeno s’accapigliano più nelle chat di classe aspettando che alla domenica la Regione ufficializzi l’ennesimo rinvio.

Che la scuola resti chiusa fino al 7 gennaio è uno stato di fatto, non c’è mica bisogno dell’ennesima ordinanza che lo espliciti. E mentre ci si occupa del pantone regolamentare (rossi, arancioni… le differenze sono risibili) la scuola resta a fare da sfondo. Riapriranno i commerci, i bar e i ristoranti, ma le classi no.

Perché gli studenti mandano in tilt i trasporti, si sa. Untori e guastatori. L’Italia in questo contesto che non si preoccupa di abolire i ponti – il minimo sindacale della dignità – non s’accorge nemmeno che in Campania siamo ormai alle grandi opere: camminiamo su un ponte lungo da ottobre a gennaio”.

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