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Scuola. L’ira della Cisl: “Sul precariato numeri record”

Scuola. “C’e’ da augurarsi che il Consiglio dei ministri recuperi la dovuta attenzione al problema del reclutamento dei docenti.  Oggetto di un’intesa tra sindacati e Miur che andrebbe attuata quanto prima. Per ragioni di urgenza che e’ stato lo stesso ministro Bussetti a rappresentare all’esecutivo nei giorni scorsi, ma evidentemente senza ottenere sufficiente ascolto”.

L’auspicio arriva dal segretario generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.

“Abbiamo piu’ volte richiamato la necessita’ di azioni volte a dare piu’ stabilita’ al lavoro nella scuola. In presenza di un’area di precarieta’ che costituisce un punto di debolezza per l’intero sistema, un’emergenza da affrontare e risolvere in tempi brevi, per arrestare un trend in continuo aumento dei contratti a termine. I numeri parlano chiaro. Gia’ lo scorso anno non si sono potuti coprire 30.000 posti per mancanza di aspiranti nei canali utilizzabili per le assunzioni. Ora i posti vacanti sono diventai oltre 64.000, se non si interviene subito si riproporra’, chissa’ per quanto ancora, il consueto scenario, fatto di ricorso abnorme al lavoro precario (si sfiorano i 200.000), una condizione che fra l’altro mina alla radice quella continuita’ didattica spesso invocata a parole e compromessa nei fatti”.

La qualità professionale

“Sbaglia chi insiste a vedere nella nostra intesa col Miur un punto di caduta sotto il profilo della necessaria qualita’ professionale. Non si vede perche’ l’esperienza pluriennale di lavoro, per la quale l’intesa individua una consistenza minima di 36 mesi, non possa essere un requisito significativo di formazione sul campo. Potrebbe anche essere una modalita’ di verifica dei requisiti professionali molto piu’ efficace e attendibile di quanto possano esserlo le prove di un concorso. Cosi’ come lo saranno i percorsi abilitanti che prevedono numerosi esami di livello universitario. Ammesso che sia giusto, corretto e realistico parlare di caduta del livello professionale dei docenti italiani ci si chieda se la responsabilita’ di una situazione non sia piuttosto di politiche del reclutamento rivelatesi fallimentari.

Le proposte

Lo vogliamo dire anche al presidente di Treellle, Attilio Oliva, le cui proposte, certamente interessanti, scontano tuttavia tempi lunghissimi di attuazione. Presupponendo una complessiva revisione dei percorsi di studio e del valore dei titoli rilasciati a chi intende insegnare. Aprendo inoltre a un’ancor piu’ lunga fase di passaggio, nella quale l’unica certezza e’ che la scuola continuera’ ad aver bisogno comunque di lavoro precario. Riguardo a quest’ultimo, va posto fine immediatamente alla consuetudine per cui si accetta senza battere ciglio che un docente insegni precariamente per anni, solo perche’ costa un po’ meno del lavoro stabile, salvo considerarlo un potenziale incapace nel momento in cui si profila una sua stabilizzazione.

C’e’ ben poca coerenza, e tanta ipocrisia, in atteggiamenti del genere. Oltre tutto irriguardosi verso le decine di migliaia di precari di cui la nostra scuola ogni anno ha bisogno. Serve uscire dal falso dilemma “concorsi si concorsi no” se si vuole affrontare il problema del reclutamento dei docenti in modo serio e davvero efficace”, conclude la segretaria generale Cisl Scuola.

 

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