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Sinopoli (FLC CGIL): “L’autonomia è un’idea sciagurata non solo per la scuola, ma per l’Italia”. L’INTERVISTA

Parola ai sindacati. Prosegue con Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL Scuola, la rassegna di interviste ai sindacalisti italiani sul tema istruzione. Quattro domande uguali per tutti per rispondere al personale della scuola. L’intervista a Francesco Sinopoli

Diplomati Magistrale. Dopo la sentenza gemella del CdS si attende la Cassazione il 12 marzo. Quale secondo il sindacato è la soluzione più idonea per le maestre?

Indire un concorso riservato, con una procedura agile, sia per i diplomati magistrali che per i laureati in scienze della formazione primaria. Senza porre lo sbarramento del servizio. Noi abbiamo bisogno di chiudere i conti con il passato e di coprire in maniera stabile tutte le cattedre vuote con personale adeguatamente formato e già in servizio da anni come maestro/a. In molte città del nord senza i diplomati magistrali le scuole primarie non potrebbero funzionare. Aver previsto un concorso straordinario riservato a chi ha maturato almeno 24 mesi di servizio è stata una misura a metà, poco coraggiosa.

Terza Fascia. Dopo le promesse del Senatore Pittoni ora si dà il contentino dei punti extra al concorso. Si poteva optare per una soluzione diversa per chi ha decenni di precariato alle spalle?

Certo si poteva fare e si deve fare. L’emendamento Pittoni è una non soluzione. Con questo non vogliamo dire che sia sbagliato valorizzare l’esperienza maturata, ma il personale precario che è in possesso dei titoli previsti per insegnare (abilitazione) e dell’esperienza professionale maturata sul campo (3 anni di servizio) ha diritto ad una procedura semplificata, quella che noi abbiamo chiamato “fase transitoria“, che si concluda già il 1 settembre 2019. Questa nostra proposta serve a tenere insieme le giuste aspettative delle famiglie che reclamano continuità didattica e regolarità del servizio scolastico e gli interessi dei docenti precari che confidano in una stabilità come legittima valorizzazione professionale.

Classi pollaio. Si torna a discutere alla Camera sull’annoso problema, ma a monte mancano le risorse finanziarie. E’ ancora il caso di parlarne? 

E’ necessario eliminare le classi pollaio, per la qualità della didattica, per il benessere degli alunni e per l’esercizio della professione docente. Questa misura ha bisogno di essere accompagnata da altre azioni perché sviluppi davvero e fino in fondo i suoi effetti: devono essere contestualmente previste le risorse da stanziare per ampliare gli organici, perché diversamente il provvedimento sarà destinato a rimanere nella sfera delle intenzioni grazie al collaudato gioco di sempre, che è quello di prevedere un plafond di spesa da non superare cosicché, in definitiva, il tetto massimo di alunni per classe, pur stabilito sulla carta, sarà superato.  Oppure, bene che vada, senza le necessarie risorse prestabilite per tempo, si entra poi nel regime delle classi in deroga e cioè in organico di fatto con connessa assunzione di personale precario: la conseguenza sarà non solo la creazione di ulteriore precariato, ma anche la mancanza di continuità didattica che è una delle cause principali della dispersione scolastica.

Ma non basta: la parzialità del provvedimento potrà essere superata solo se si darà corso anche al ripristino delle condizioni preesistenti al 2008 (l’anno dell’avvio delle classi pollaio), e cioè l’ampliamento del tempo pieno (scuola primaria) e del tempo prolungato (scuola secondaria di primo grado), la restituzione delle ore di laboratorio e del curriculum tagliate nella scuola superiore. Senza dimenticare il personale ATA che ha subito un taglio di circa 50.000 unità di personale e la cui insufficienza determina il fenomeno dei plessi e dei piani delle scuole prive di sorveglianza e della connessa sicurezza.

Autonomia scolastica. La regionalizzazione aumenta il divario tra Nord e Sud oppure la scuola è pronta alla tanto amata proposta del Governo?

La cosiddetta autonomia differenziata che è contenuta nel cosiddetto “contratto del governo del cambiamento” è un’idea sciagurata non solo per la scuola, ma per il Paese intero. Tralasciamo qui di parlare della millantata attuazione della Costituzione che non è la sua applicazione, bensì una deviazione dalla Costituzione. In materia scolastica e di istruzione, le bozze fatte circolare e da noi conosciute (perché inspiegabilmente faticano a diventare documenti ufficiali) dicono una cosa semplice e terribile: la scuola diventa regionale, il personale viene assunto e pagato dalle regioni, i concorsi si bandiscono su base regionale, perfino la valutazione del sistema farà capo alle regioni. E’ la fine del diritto all’istruzione come diritto sociale individuale da esercitare in maniera uguale indipendentemente dal luogo in cui si risiede. La fine dell’uguale diritto all’apprendimento perché a stipendi diversi non possono che corrispondere diritti diversi. E’ la fine della libertà di insegnamento che, se oggi è tutelata dalla cornice nazionale, domani subirà il controllo regionale. Con tutto ciò è la fine della coesione sociale e dell’unità culturale del Paese, di cui la scuola è il primo presidio.

L’IDEA DI AUTONOMIA

La nostra idea di autonomia, che è fondata sui principi della nostra Costituzione, è ben altra: garanzia del diritto all’istruzione per ogni alunno in maniera uguale in ogni angolo del Paese attraverso la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazione in materia di istruzione (che, ad oggi, non sono stati individuati), legge di principi nazionale per un’autonomia regolata e basata sulla leale collaborazione, intesa come intervento dello stato a supporto delle aree più svantaggiate. Per questo ci batteremo con ogni mezzo consentito dalla lotta e dal confronto democratico contro l’idea di autonomia perseguita fraudolentemente da questo governo. Per questo facciamo parte di un vasto fronte che abbiamo contribuito a costruire in questi mesi, costituito, oltre che dalla FLC Cgil, dagli  altri sindacati confederali e autonomi e da molte associazioni professionali scolastiche e studentesche. In questo momento, stiamo raccogliendo le firme su di un documento di contrasto all’autonomia differenziata predicata dal Governo. E invitiamo chiunque abbia a cuore le sorti della scuola pubblica come primario mezzo di promozione sociale a firmarlo. Ma diciamo sin da subito che come FLC Cgil non escludiamo nessun altro mezzo di mobilitazione, anche lo sciopero. Se le forze politiche oggi al Governo non recedono da questa idea pericolosa per i diritti e per il futuro del Paese.

 

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